In ricordo di Carlo Flamigni: scienza, bioetica laica, diritti

In occasione della pubblicazione del volume Carlo Flamigni, una vita coerente, a cura di M. Mengarelli Flamigni e M. Mori (Vicolo del Pavone 2022) Politeia con il patrocinio dell’Università degli studi di Milano, organizza il 6 giugno 2022, dalle ore 15:00 alle 18:00 un convegno in ricordo di Carlo Flamigni: scienza, bioetica laica, diritti.
Palazzo Greppi, Sala Napoleonica, Via Sant’Antonio, 12

CARLO FLAMIGNI, LA FORZA DELLA LAICITÀ

Scienziato moderno e rigoroso, appassionato difensore dei diritti, figura di riferimento per giovani ginecologi. Due libri, che vedono il contributo della compagna di una vita Marina Mengarelli, ricordano il medico e bioeticista scomparso nel 2020. Su LEFT uno splendido articolo Anna Pompili.

Comunicato stampa: L’EUTANASIA È UNA FORMA DI “CURA”

Torino, 24 febbraio 2022 COMUNICATO STAMPA 3-2022 L’EUTANASIA È UNA FORMA DI “CURA”  PERCHÉ TOGLIE IL PAZIENTE DALLA CONDIZIONE INFERNALE. UNA RISPOSTA AL CENTRO DI BIOETICA LUCANO   In un’ampia intervista al giornale “La Nuova del Sud” il Direttore del Centro di Bioetica Lucano Rocco Gentile ha dichiarato che l’eutanasia è un atto che annienta la cura, quindi ha approvato la bocciatura del Referendum.  Senza entrare nel merito della decisione della Corte Costituzionale sul Referendum, che solleva problemi diversi, si vuole qui criticare la tesi centrale sostenuta da Rocco Gentile, ossia che l’eutanasia sia una richiesta di morte sic et simpliciter. Questa caratterizzazione dell’eutanasia è ingenerosa e inadeguata, perché ignora la premessa fondamentale della richiesta eutanasica, ossia lo stato di irreversibile sofferenza esistenziale che la genera. Chi chiede l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita non lo fa né per mero capriccio né come esito di una temporanea e passeggera difficoltà psicologica, ma perché è afflitto da estrema, disperata e ineluttabile sofferenza. È questa ciò che muove il paziente a chiedere l’eutanasia.  Omettere la grave e infernale sofferenza che sta alla base della domanda eutanasica è capzioso e inquina un dibattito che, su questi temi tanto delicati, dovrebbe essere attento ed equanime. Dunque, se l’eutanasia viene richiesta da un paziente che versa in una condizione irreversibile di malattia, perseverare con il principio di cura a tutti costi significa rispettare il paziente oppure accanirsi sulla sua sofferenza? Chi sostiene la necessità di dover curare a tutti i costi e fino alla fine lo fa, spesso, sulla base di due convinzioni: la prima è che la vita sia sacra e pertanto indisponibile; la seconda è che la funzione di cura del medico debba prevalere sulla volontà del paziente. Ora, l’idea della sacralità e indisponibilità della vita deriva da un convincimento religioso, che è ben lontano dall’essere un principio universalmente condiviso. Vietare l’eutanasia sulla base di una convinzione religiosa e personale comporta un’ingiustizia ai danni di coloro che non condividono la medesima convinzione. Approvare l’eutanasia, viceversa, non significa imporne la pratica a chi la disapprova, bensì rispettare la volontà di quelle persone che non riescono più a sopportare il peso di una sofferenza che non conoscerà mai sollievo. In altri termini, vietare l’eutanasia riduce le libertà dei singoli; approvarla, invece, significa offrire una possibilità in più a coloro che avvertono l’insopprimibile necessità di porre fine a un dolore destinato a perpetuarsi. Questa posizione, tra l’altro, risulta essere conforme al dettato della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che recita: «Se, infatti, il fondamentale rilievo del valore della vita non esclude l’obbligo di rispettare la decisione del malato di porre fine alla propria esistenza tramite l’interruzione dei trattamenti sanitari – anche quando ciò richieda una condotta attiva, almeno sul piano naturalistico, da parte di terzi (quale il distacco o lo spegnimento di un macchinario, accompagnato dalla somministrazione di una sedazione profonda continua e di una terapia del dolore) – non vi è ragione per la quale il medesimo valore debba tradursi in un ostacolo assoluto, penalmente presidiato, all’accoglimento della richiesta del malato di un aiuto che valga a sottrarlo al decorso più lento conseguente all’anzidetta interruzione dei presidi di sostegno vitale.». In secondo ordine, ritenere la funzione di cura del medico prioritaria rispetto alla libertà di scelta del paziente è il frutto di una interpretazione arcaica, gerarchica e ampiamente superata della relazione medico-paziente, per cui il primo sarebbe depositario e custode della vita del secondo. Lo sforzo verso cui muove la medicina odierna è invece quello di stabilire una orizzontalità nel rapporto, per cui il medico risponde alla richiesta di cura del paziente, ma non la impone contro la sua volontà né vicaria le scelte di vita del paziente sulla base di convincimenti del tutto personali. Ecco, finché il dibattito sul fine-vita resterà ancorato a posizioni dogmatiche − che non tengono conto dell’evoluzione della relazione medico-paziente e del mutato contesto storico, dominato dal pluralismo morale − sarà difficile produrre importanti passi in avanti. L’auspicio, ad oggi, è che il Parlamento suturi il gap che lo distanzia dalla cosiddetta “vita reale” e colga la necessità, sempre più impellente, di legiferare a favore della morte medicalmente assistita per consentire a chi patisce una sofferenza grave e irreversibile di trovare pace, quando è impossibilitato a farlo da sé. Alessia Araneo Coordinatrice Sezione Lucana Maurizio Mori Presidente Consulta di Bioetica Onlus   Leggi anche: https://www.basnews.it/una-risposta-al-centro-di-bioetica-lucano/        

Tutto esaurito per Carlo Flamigni

Sala gremita a Forlì per la presentazione del libro “Una vita coerente” in ricordo di Carlo Flamigni edizioni Vicolo del Pavone. Un evento organizzato nel giorno del suo compleanno presso l’ex sala Mazzini, a cura di Consulta Laica Forlivese, Associazione Nuova Civiltà delle Macchine, Auser Forlì, Istituto dei laici italiani e Consulta di Bioetica Onlus che ha alternato momenti di sentita commozione ad attimi di profonda riflessione.  Gli interventi di Carlo Bulletti, Silvia Camporesi, Corrado Melega, Luca Savelli e Danila Valenti  introdotti da Marisa Fabbri, Marina Mengarelli Flamigni e Maurizio Mori, hanno regalato ai numerosi presenti (quasi 200) e a coloro collegati on line (circa 50) un dettagliato profilo umano e professionale che ha disegnato in maniera puntuale lo spessore culturale, sociale e scientifico del Professore, illustre concittadino. Tutti gli interventi hanno sottolineato lo spessore umano che ha caratterizzato l’intera vita di Carlo Flamigni. Da questo incontro è emersa, in maniera ferma e decisa, la volontà di ripetere questi incontri in ricordo di uno studioso i cui insegnamenti ci appaiono ancora indispensabili e più che attuali. Si ringraziano Marina Mengarelli Flamigni, i relatori e i forlivesi tutti per questa manifestazione di affetto e condivisione dei valori che Carlo ha sempre portato avanti nella professione e nella vita. Marisa Polesana Guarda l’evento