CARLO FLAMIGNI (1933 – 2020)

CARLO FLAMIGNI (1933 – 2020),

scienziato, fautore della libertà riproduttiva delle donne come base dei diritti civili di autonomia socializzata, e Socio Onorario della Consulta di Bioetica Onlus

La scomparsa di Carlo Flamigni – di Maurizio Mori

Una personalità autentica capace di scrutare i meandri del gran fiume della vita; un grande scienziato e un medico di capacità fuori del comune che con tenacia ha sostenuto e applicato lo “scetticismo organizzato” di Thomas Merton; un cittadino impegnato nella vita pubblica a sostenere la giustizia sociale a tutti i livelli; un grande umanista dalla cultura sterminata in campo letterario, storico, sociale

Anche domenica 28 giugno pomeriggio ho avuto una lunga telefonata con Carlo, nel corso della quale mi ha parlato del libro che stava scrivendo sulla storia del parto. Lo sentivo affaticato, ma non demordeva nell’impegno. Ci siamo messi d’accordo che nella seconda metà di luglio sarei andato a fargli visita a Forlì seguendo con rigore le regole del distanziamento fisico. Per vari contrattempi nel corso della settimana non ci siamo più sentiti, e sabato 4 luglio verso le 14:00 l’ho chiamato ai vari numeri per salutarlo. Non ho avuto risposta, ma capitava spesso sapevo che poi mi avrebbe richiamato. Alle 19:18, infatti, mi squilla il telefono e dopo un’iniziale pausa affaticata sento la sua inconfondibile voce con tono molto basso: “Maurizio, … volevo salutarti”. Subito ho capito, e ho risposto: “Carlo, adesso non si può, ma tra qualche giorno ci vediamo”. “Non credo sarà possibile” è stata la risposta pacata e rilassata. “Carlo … grazie per il gesto di amicizia …” ma il groppo alla gola mi ha impedito di continuare. Stavo cercando di ricompormi e scusarmi per l’emotività, ma mi ha preceduto e con solennità spossata: “Non preoccuparti! Va (o sta) bene, ciao”, e ha chiuso la comunicazione.

Carlo mi ha concesso un privilegio raro, rarissimo, che racconto perché mette in luce un aspetto del suo modo di essere che merita di essere valorizzato: salutare gli amici è gesto meraviglioso che manifesta la volontà di non lasciare nulla in sospeso e, in qualche modo, di trasmettere continuità. Nel saluto c’è sempre un messaggio di vita. Con la sua ultima telefonata Flamigni ha voluto fare molto più che salutarmi: ha voluto continuare i tanti discorsi, le tante riflessioni, le tante iniziative fatte insieme. Quel saluto è il commiato del saggio che ha capito che l’esistenza è giunta a compimento, e che lascia agli altri il testimone. Quel saluto, fatto con semplicità e naturalezza, vuole essere un originale contributo all’elaborazione di una nuova ritualità secolare per la chiusura dell’esistenza: nel mondo secolarizzato siamo alla ricerca di nuove simbolizzazioni, e Flamigni ha gettato una pietra anche in quella direzione. La sua creatività è riuscita a aprire una nuova strada in questo ambito.

Quel saluto ha mostrato che l’autonomia individuale da sempre sostenuta da Flamigni non è affatto solipsista e egotista (come dicono i critici), ma è aperta alla socialità, agli altri e alle generazioni. Questo era Flamigni: una personalità autentica capace di scrutare i meandri del gran fiume della vita; un grande scienziato e un medico di capacità fuori del comune che con tenacia ha sostenuto e applicato lo “scetticismo organizzato” di Thomas Merton; un cittadino impegnato nella vita pubblica a sostenere la giustizia sociale a tutti i livelli; un grande umanista dalla cultura sterminata in campo letterario, storico, sociale. In quest’ultimo campo ha proposto l’idea della “isola degli stranieri morali” come criterio che consentisse la pacifica convivenza dei cittadini all’interno delle società contemporanee caratterizzate da un ineliminabile pluralismo etico e abitate da religiosi di ogni tipo e atei di diverse tendenze.

Ho conosciuto Flamigni a uno dei primi Convegni sulla fecondazione assistita organizzati in Italia all’Università di Parma da Marina Mengarelli, che diventerà poi sua moglie: ero ancora dottorando e per quasi quarant’anni abbiamo collaborato in modo costante, condividendo tante iniziative, mettendo a segno qualche vittoria, e registrando molti insuccessi. Sì, insuccessi! Perché le tendenze conservatrici erano potentissime e pareva fosse impossibile scalfire l’ordito dell’ordine tradizionale. Flamigni era sì noto e conosciuto, ma non bisogna credere che la chiara fama gli garantisse onori e celebrità: al contrario, è riuscito a garantire a tutti noi innovazioni fondamentali pur essendo in minoranza e spesso denigrato. Gli italiani gli devono tre conquiste decisive:

  1. Negli anni ’60, con l’inseparabile amico e collega Ettore Cittadini, la lotta per la contraccezione, fortemente contrastata dai conservatori (medici e non);
  2. Negli anni ’70 la lotta per la liceità dell’aborto col contributo dato alla 194/78: “legge che dopo 40 anni sta ancora solida e è capace di regolare la pratica!”, come diceva: convinzione che l’ha portato a credere che anche l’aborto farmacologico (con la somministrazione della RU486) rientrasse nell’impianto e nell’ambito della legge;
  3. Negli anni ’80 la lotta per la fecondazione assistita, tecnica che ha radicalmente rivoluzionato il futuro della riproduzione, come abbiamo messo in luce nei tre volumi che abbiamo scritto assieme sull’etica delle nuove tecniche riproduttive (l’ultimo dei quali dal titolo: Questa è la scienza, bellezze! Ananke, Torino, 2016).

Vi pare poco? Chi altro è riuscito a fare tanto?! Ero troppo giovane per avere ricordi diretti sulle sue azioni a favore di contraccezione e aborto, che sono presentate nel volume da poco uscito di Marina Flamigni, I diritti che camminano, (Pendragon, Bologna), ma ho centinaia di aneddoti sulla fecondazione assistita, soprattutto quelli collegati alla Legge 40/04 e al mancato successo del Referendum 2005. Molti di quegli eventi sono presentati nei diversi contributi contenuti nei volumi in onore rispettivamente dei suoi 80 e 85 anni (Editore Le Lettere, Firenze, 2013; e Ananke, Torino, 2018), che danno l’idea della poliedricità dei suoi interessi e la profondità delle riflessioni, l’efficacia e tenacia dell’impegno politico-sociale.

Le Postille di Flamigni ai Pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica meriteranno uno studio apposito e qualche volta si pongono come una sorta di voce del “Comitato Ombra”. Al CNB è stato protagonista delle principali controversie, anche se la sua voce autorevole finiva per essere per lo più minoritaria per ragioni di schieramento.

Una parola va detta anche sul suo impegno come romanziere: Flamigni aveva una penna fluida e stile limpido e scorrevole: sapeva reggere i dialoghi e la narrazione. Così di notte liberava la sua fantasia che ideava romanzi: ne ha scritti parecchi, alcuni di carattere storico a sfondo sociale, e altri gialli. Non li ho letti tutti, ma so che alcuni colleghi hanno espresso giudizi molto lusinghieri, lodando il talento. Il genere che preferiva era il giallo, e in effetti i due che ho letto sono avvincenti. Confesso di averli letti perché ero convinto che la trama facesse riferimento a situazioni autobiografiche che volevo capire: glielo chiesi anche esplicitamente, proponendo ipotesi esplicative. Ma ha sempre negato, appellandosi al diritto dello scrittore di non rivelare gli spunti delle proprie opere.

Da buon romagnolo, teneva molto al soprannome: Anacleto Tibuzzi. Mi ha spiegato più volte che quello era il “vero nome”, e come in Romagna la gente si conosca e si saluti grazie a esso (i cognomi sono insufficienti e approssimativi!). Lo usava soprattutto quando il suo animo si estrinsecava in un altro ambito da lui molto amato: la lettura di poesie popolari in dialetto, a sfondo anticlericale. Emergeva qui la pancia profonda di Anacleto, che passava serate in piccoli borghi a mantenere vive tradizioni popolari antiche e coltivando quello zoccolo duro dell’anticlericalismo romagnolo che non fa senza sconti. Poiché qui il confine tra il letterario e l’antropologico culturale è sfumato, mi limito a rilevare il punto senza aggiungere altro.

Flamigni è stato uno dei soci fondatori della Consulta di Bioetica, contattato direttamente da Renato Boeri, che conosceva per fama. Con l’Associazione ha collaborato sin dai primi momenti e l’ha sempre sostenuta: numerose volte è intervenuto ai Convegni Nazionali che la Consulta da ormai un decennio tiene a Novi Ligure, affascinando gli ascoltatori e sollecitando il dibattito. Il messaggio di autonomia socializzata proposto da Flamigni è incardinato nella prospettiva della Consulta, che continuerà non solo a tenere vivo il suo ricordo ma anche e soprattutto a realizzare i suoi progetti.

Maurizio Mori
Presidente

Articolo uscito su Quotidiano Sanità del 6 luglio 2020

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Addio a Carlo Flamigni, sull’Unità scriveva contro il nuovo Medioevo. di Luca Landò

Articolo uscito su strisciarossa.it

Leggi la rassegna stampa più sotto

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Testimonianze di ex allievi del Collegio Superiore dell’Università di Bologna (anni 2004/2005), raccolte da Silvia Camporesi

La notizia dell’improvvisa dipartite del prof Carlo Flamigni e’ arrivata tramite comunicazione in un gruppo whatsapp di ex allievi del Collegio Superiore dell’Università di Bologna, di cui faccio parte, la domenica mattina del 5 luglio 2020, verso le dieci. La prima di noi ad aver letto e comunicato la triste notizia è stata Isabella Ferando, ex studentessa di medicina. Complice un fuso orario di nove ore e un turno di notte della dottoressa Ferando, ora all’University of California Los Angeles, la notizia è rimbalzata da Forlì (la città natale di Carlo, e la mia) alla California, a Forlì, e alla molteplicità delle altre città italiane, europee, e oltreoceano in cui gli ex allievi del collegio si trovano ora nel mondo.

Carlo Flamigni aveva tenuto un ciclo di seminari per noi nell’anno accademico 2004/2005, dal titolo piuttosto neutro “Fondamenti Fisiopatologia della Riproduzione”, ma come traspare dai ricordi condivisi, dai molto più accattivanti contenuti. Subito in chat sono partiti i ricordi e le testimonianze di quegli anni. Ricordi declinati diversamente a seconda del singolo e del corso di laurea frequentato, ma simili nel loro nocciolo, nel descrivere seminari appassionati, rigorosi e rispettosi allo stesso tempo, ma soprattutto avvincenti, che ci tenevano svegli attenti e partecipi nelle sere bolognesi d’inverno in cui si poteva far lezione tutti assieme nella stessa aula, e in cui a volte si sentiva anche un singhiozzo sporadico (non si poteva spegnere l’audio come si fa ora con le varie chiamate zoom a cui ci siamo abituati negli ultimi mesi). Questi ricordi condivisi del Collegio Superiore ho voluto riunirli qui, con il permesso di chi li ha condivisi prima in chat.

Per canto mio, sono molto rammaricata di non aver avuto l’opportunità di continuare le conversazione iniziata con Carlo al telefono qualche settimana fa, durante il lockdown. Concittadini, condividevamo due passioni: per la bioetica e per la nostra città, Forum Livii, Forlì. O forse tre, anche per i gialli, che Carlo scriveva, e io divoravo. Ci siamo scambiati riflessioni telefoniche sul lockdown, la natura multiforme dei virus, e sugli inglesi (lavoro come bioeticista al King’s College a Londra, e Carlo aveva trascorso un periodo nella stessa istituzione), e ripromessi di vederci appena le restrizioni lo avrebbero permesso. Era come sempre pieno di vita e di idee. Mi ha detto: La medicina sa tante cose,  ma dei virus, sappiamo poco, o niente. Ora sarebbe il momento di studiare virologia. Se fossi giovane, mi ci metterei.  Ora ha passato il testimone, altri lo raccolgano.

Silvia Camporesi, Senior Lecturer in Bioethics & Society, King’s College London, silvia.camporesi@kcl.ac.uk

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Giuseppe Sollazzo, ex allievo del Collegio Superiore Università di Bologna, Laurea in Informatica, 2006

Ho un bellissimo ricordo del Prof Flamigni come una persona capace di affrontare temi etici non solo con enorme conoscenza degli aspetti scientifici e filosofici, ma soprattutto con estrema umanità, simpatia, e – laddove appropriato – senso dell’umorismo. Durante una  cerimonia  inaugurale di un anno accademico del Collegio Superiore, la sua Lectio Praecursoria “Lui si’ e’ padre, che d’impeto prende” – ricordo ancora il titolo – fu un’introduzione davvero speciale al concetto di genitorialità nelle culture e nei secoli. Mi e’ rimasta molto impressa per tutti questi anni non solo per il suo messaggio culturale di critica intellettuale alle strutture sociali che spesso falsamente chiamiamo ‘tradizione’, ma per la carica di umanità, tolleranza, e rispetto tra popoli, che quella lezione conteneva. 15 anni dopo, ne ho ancora memoria e ne cito i contenuti molto spesso.

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Carla Portulano, ex allieva del Collegio Superiore, Laurea in Biotecnologie Farmaceutiche, 2004

Mi ricordo ancora le sue lezioni [al Collegio Superiore]. Erano lucide, intense, appassionate. Noi le facevamo dalle 20.30 alle 22.30, e, dopo una giornata di studio, lezioni o laboratorio, insomma, se la lezione non era interessante e coinvolgente, l’audience era steso dopo 5 minuti. Ma lui, [Carlo Flamigni] era avvincente. […] Fra l’altro, la maggior parte di noi era già dalla sua stessa parte, almeno “di pancia”. Ma per noi ha avuto il merito di fornire degli argomenti solidi per argomentare, anche per chi non aveva basi scientifiche. Un aneddoto: mi ricordo una sera avevo un singhiozzo micidiale a lezione, e lui raccontò che ebbe un incidente e gli venne il singhiozzo per mesi.  Disse che perse diversi chili… Quando disse: Ma chi è? Chi ha questo singhiozzo? Ero talmente soprappensiero che non pensavo stesse parla di me…. (aula grande, 20 persone, effettivamente si sentiva…).

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Isabella Ferando, ex allieva del Collegio Superiore, Laurea in Medicina e Chirurgia, 2006, ora neurologa all’University of California, Los Angeles.

[Il prof Carlo Flamigni e’ stato] Uno dei migliori del mio corso di studi….ho quasi scelto di fare ginecologo dopo il suo corso! mi ricordo che ad alcuni di noi preoccupati di non entrare in specializzazione disse “C’è sempre bisogno di buoni medici” poche parole ma incoraggianti. Se dai del tuo meglio e ti impegni ad essere un bravo professionista, non preoccuparti troppo. Sembra poco ma quelle parole si sono annidate da qualche parte e a volte tornano fuori a darmi coraggio.

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Vittoria Rauccio, ex allieva del Collegio Superiore, Laurea in Giurisprudenza, 2006

Questo Paese ha molto bisogno di pensanti laici socialmente impegnati ed è una perdita per tutti quella che ci comunicate oggi.

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Eleuti Ielpo,  ex allieva del Collegio Superiore, laurea in Ostetricia

Credo che aver avuto il privilegio di incontrare un insegnante come Flamigni sia stato fondamentale per me.

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Barbara Sanavio, ex allieva del collegio superiore, laurea in Biotechnologie Farmaceutiche, 2006.

Io lo avevo sentito parlare a seminari biotech e soprattutto informandomi per il referendum sulla legge 40. Aver partecipato ai seminari del prof Flamigni in Collegio è stato illuminante: scoprire che sì, si può avere una bioetica laica e rispettosa dei diritti di tutti e del diritto di autodeterminazione delle donne nelle scelte di salute riproduttiva. Vorrei poter dire di più perché ricordo distintamente quanto fossero potenti i suoi seminari.

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Testimonianze spontanee da soc* e amic* della Consulta di Bioetica

Adelina Facci Tosatti, Presidente Associazione NaD No Al Dolore

Carissim*, ho appena parlato con il nostro Presidente per ringraziarlo delle parole che ha scambiato con Carlo Flamigni in occasione del suo venir meno. Mi piace ricordarlo anche per un altro aspetto……quello professionale.
Molti anni fa ho accompagnato una mia cara nipote alla sua osservazione dopo un lustro di valutazioni della sua salute a dir poco stravaganti o addirittura “medioevali” per il consiglio di sottoporla a riti esorcistici ufficiali…. Operata con sapienza e competenza è, oggi, madre di due splendide bambine.

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Noidonne.org  di Giancarla Codrignani

Carlo Flamigni se ne è andato e mi resta il rimpianto di troppi incontri perduti negli ultimi tempi……

Strisciarossa.it di Luca Landò

Addio a Carlo Flamigni, sull’Unità scriveva contro il nuovo Medioevo

Forlì Today

Il prof Carlo Flamigni se ne è andato via con una sua poesia sulla morte

Repubblica Bologna di Rosario di Raimondo e Ilaria Venturi

È morto Carlo Flamigni, una vita per i diritti per le donne

La Stampa

È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

Il Fatto Quotidiano

Carlo Flamigni, morto il ginecologo ‘padre’ della fecondazione assistita: aveva 87 anni

Corriere.it di Laura Cuppini

È morto Carlo Flamigni, uno dei «padri» della fecondazione assistita

Il Sole XXIV ore

È morto Carlo Flamigni, ginecologo, padre della fecondazione assistita

Il Riformista

È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

Agi

È morto Carlo Flamigni, “padre” della fecondazione assistita

Il Resto del Carlino

Carlo Flamigni morto, addio al ginecologo e padre della fecondazione assistita
Carlo Flamigni, la moglie “Ha speso la vita per la libertà delle donne” di Simone Armino

Il Secolo XIX

È morto Carlo Flamigni, padre della fecondazione assistita

Il Messaggero

Gazzetta di Parma

Libero

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Luca Coscioni

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