DA QUANDO I MEDIA SI OCCUPANO DI BIOETICA?
Si può far risalire l’interesse dei media per la bioetica al 1997, con la clonazione della pecora Dolly, che rappresenta il primo caso di mammifero clonato, con successo, da una cellula adulta. Precedentemente, nel 1978, aveva fatto molto rumore a livello mediatico anche la nascita di Louise Brown, la prima bambina al mondo concepita attraverso il metodo della fertilizzazione in vitro (“in provetta”). Questi casi appassionarono il vasto pubblico, al quale furono presentati nuovi scenari scientifici e nuove possibilità pratiche, che aprirono nuovi dilemmi etici legati agli sviluppi della scienza e della medicina. Da allora, la bioetica è diventata non solo un ambito di sapere e di riflessione per gli “addetti ai lavori”, ma anche un argomento di discussione a livello pubblico e mediatico.
QUALI I TEMI DI BIOETICA PRINCIPALMENTE TRATTATI DAI MEDIA?
I temi e le modalità di approccio alla bioetica affrontati dai media in questi anni possono essere così sintetizzati:
– Bioetica dei casi
Riguarda gli specifici casi che sollevano problemi bioetici e che spesso raccontano storie dolorose, legate alla malattia e alla morte dei loro protagonisti. Si pensi, ad esempio, ai casi di Terry Schiavo, di Piergiorgio Welby, di Eluana Englaro, che hanno tenuto l’opinione pubblica col fiato sospeso per diversi mesi. La bioetica dei casi è immediata, comunica attraverso lo schema rassicurante della fabula e fa leva, per lo più, sulle emozioni suscitate nei destinatari dei messaggi; anche per questo, spesso essa reca con sé equivoci, scorrettezze nell’informazione e ideologismi.
– Temi attinenti alla cura, all’inizio vita e alla morte degli esseri umani, ossia temi legati a una visione della bioetica nel suo significato antropocentrico.
Questi temi sono molto delicati per le loro implicazioni sul piano valoriale e possono riguardare da vicino tutti gli esseri umani (esempi sono l’aborto, la fecondazione assistita, il trapianto d’organi, il testamento biologico).
Si può registrare in questo ambito una predilezione da parte dei media a occuparsi di temi relativi alla cosiddetta “bioetica di frontiera”, definita come l’insieme di quelle questioni bioetiche ad effetto, straordinarie, che riguardano nuove scoperte scientifiche o casi eclatanti (si pensi, ad esempio, alla clonazione, ai test genetici, alla terapia genica, alle cellule staminali, all’eutanasia) e che dunque trovano facilmente l’attenzione del grande pubblico, anche per la tendenza alla comunicazione sensazionalistica. Inoltre, alcuni casi sollevano un grande clamore mediatico sia in virtù del particolare clima culturale italiano, dove si assiste a una spesso esasperata contrapposizione tra paradigma laico e cattolico, sia per le implicazioni politiche che i casi in questione comportano.
La “bioetica quotidiana”, invece, riguarda situazioni che più facilmente possono toccare da vicino le persone, come il trattamento dei malati, il rapporto medico-paziente, la sperimentazione clinica e farmacologica, la cosiddetta bioetica dell’assistenza, con le problematiche legate, tra le altre, all’handicap, all’alcoolismo, alla droga, agli anziani, alla psichiatria. Questi aspetti, sicuramente importanti, ma non clamorosi, occupano minor spazio nelle comunicazioni dei media.
– Temi attinenti alla bioetica animale ed ambientale, ossia temi legati a una visione della bioetica nel suo significato più globale, secondo una prospettiva biocentrica.
Le problematiche affrontate sono ad esempio la vivisezione degli animali, l’allevamento intensivo, la sperimentazione clinico-farmacologica sugli animali, l’effetto serra, le energie rinnovabili e i combustibili alternativi, gli OGM. Queste problematiche sono seguite dai media con un interesse per lo più di tipo ciclico, che può essere legato ad eventi politici (per esempio i meeting dei leader mondiali che riaccendono le discussioni sul riscaldamento globale e sui modi per contrastare l’effetto serra), a proposte di legge o all’emanazione di nuove leggi (per esempio le proposte di legge per la coltivazione di determinati OGM). Anche in questo ambito, la comunicazione mediatica predilige tematiche di “frontiera”, ad effetto.
QUALE IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE MEDIATICA DELLA BIOETICA?
I media, nella comunicazione della bioetica così come in tutti gli altri ambiti, esercitano grande influenza nei confronti dei singoli cittadini e della società, avendo la possibilità di indirizzarne scelte e comportamenti. Pertanto, l’errata trasmissione di contenuti, attraverso modalità divulgative superficiali, incomplete e ideologiche, può recare gravi danni non solo alle conoscenze del cittadino e all’esercizio delle sue capacità critiche, ma anche al dibattito, agli orientamenti e alle scelte della società civile e della politica. La comunicazione mediatica dovrebbe invece promuovere gli scambi tra società civile e comunità scientifica, così da rendere lo sviluppo di quest’ultima una fonte di conoscenza e di benessere per tutta la comunità. Il ruolo della comunicazione della bioetica non può dunque non richiamare in campo l’importanza di una corretta informazione, presupposto delle società democratiche.
QUALI I LIMITI DELLA COMUNICAZIONE MEDIATICA DELLA BIOETICA?
L’analisi delle modalità con cui si realizza la comunicazione mediatica della bioetica, in relazione ai suoi diversi aspetti scientifici, etici e giuridici, ne mette in evidenza caratteristiche e limiti, che impediscono la realizzazione di un corretto servizio informativo ai cittadini. I limiti e gli errori della comunicazione mediatica possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
– Errori terminologici e confusioni concettuali (ad esempio tra eutanasia e sospensione delle terapie).
– Incompletezza, superficialità, frammentarietà nella trasmissione delle informazioni.
– Non correttezza delle informazioni trasmesse.
– Equivocità intorno ai fatti comunicati.
– Scarsa attenzione alla dimensione cognitiva del lettore ed approccio divulgativo spesso non scientifico.
– Approccio divulgativo spesso di tipo ideologico (politico, religioso).
– Approccio divulgativo spesso giocato, in modo strumentale, su suggestioni di tipo psicologico.
Le conseguenze di una inadeguata comunicazione mediatica della bioetica consistono per lo più nella confusione che si ingenera tra il piano tecnico-scientifico-giuridico e il piano etico-filosofico, e la diffusione di conoscenze false che possono radicarsi nell’opinione pubblica, con limiti e danni in relazione alle scelte sia pubbliche, sia private.
NECESSITA’ DI LINEE GUIDA PER LA COMUNICAZIONE MEDIATICA DELLA BIOETICA
Un obiettivo importante delle società democratiche è dunque la garanzia e la tutela di una corretta informazione, per il cui raggiungimento alcune essenziali linee guida sono:
– Competenze dei giornalisti scientifici.
– Correttezza terminologica e concettuale.
– Correttezza della sequenza cronologica nella comunicazione dell’informazione.
– Distinzione fra aspetti scientifici ed etici dell’informazione, separando i vari piani del discorso.
– Autonomia dei ricercatori rispetto ai mass media ed ad eventuali pressioni economiche e politiche.
– Responsabilizzazione etica dei giornalisti, in relazione al ruolo dell’informazione nelle società democratiche.
Per un approfondimento
N. Bettazzoli, (a cura di), La bioetica nei media, Casa Editrice Vicolo del Pavone, Piacenza, 2010.
Comite Consultatif National d’Ethique pour les Sciences de la Vie et de la Sante (CCNE), Les Avis sur les questions éthiques posées par la transmission de l’information scientifique relative à la recherche biologique et médicalevis n. 45, A, 30 maggio 1995.