Medico, classe 1922, ha difeso la libertà prima come Partigiano e poi, fondando la Consulta di Bioetica, l’ha promossa come valore etico che ha portato al testamento biologico. La particolare attenzione alla dimensione sociale della medicina ha portato Boeri a capire subito l’importanza della bioetica come nuova etica del mondo capace di controllare l’ambito biomedico
Venerdì prossimo, 13 maggio 2022, alle ore 15:00 il sindaco di Milano Giuseppe Sala intitolerà a Renato Boeri un giardino situato vicino all’Istituto Carlo Besta, tra via Bassini e via Ponzio a Renato Boeri: la manifestazione è all’aperto e chiunque è invitato. Poco dopo, alle ore 16:00 alla presenza della vice-presidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti e dell’Assessore dalla cultura di Milano, Tommaso Sacchi, l’Istituto Besta intitolerà a Boeri la Biblioteca.
L’occasione per questi riconoscimenti a Renato Boeri è la ricorrenza del primo centenario della nascita di Boeri, avvenuta a Milano il 15 maggio 1922. Come recita la targa del Giardino, Boeri è stato “neurologo, comandante partigiano, fondatore Consulta di Bioetica”: è opportuno illustrare questi tre aspetti.
Figlio di Giovanni Battista Boeri, avvocato di orientamento democratico e senatore nella Prima Legislatura repubblicana, poco più che ventenne Renato ha interrotto gli studi iniziati all’Università degli Studi di Milano per arruolarsi nella Resistenza, unendosi al fratello Enzo che sin dall’8 settembre era diventato responsabile del servizio informazioni del Corpo Volontari della Libertà per poi essere paracadutato all’Alpino e unirsi ai partigiani della Valtoce.
Renato si è presto fatto notare per l’abilità mostrata sul campo e nel dicembre 1944 è diventato comandante della 7ª Brigata “Paolo Stefanoni” della Divisione Valtoce, formazione operante nella zona del Verbano-val d’Ossola. Chiamato “Renatino” si è distinto per numerose imprese di valore e soprattutto per le difficili trattative coi comandanti tedeschi delle SS per lo scambio di prigionieri. L’esperienza partigiana è stata il frutto dell’anelito alla libertà e il comando della Brigata è stato un momento di servizio armato che ha impresso in lui il sigillo del rispetto profondo per la democrazia.
Dopo la Liberazione Boeri è tornato a Milano, dove ha ripreso gli studi e si è laureato nel 1948 in medicina, mostrando da subito interesse per la neurologia e la psichiatria (allora ancora unite). Ha lavorato dapprima all’Ospedale psichiatrico Paolo Pini e collaborato subito con l’Istituto neurologico Carlo Besta, dove è diventato primario dal 1968 e Direttore dal 1977 al 1987. Numerosi e importanti sono stati i suoi contributi scientifici, soprattutto quelli connessi alle cefalee e alle patologie dei vasi cerebrali.
Molto noto in Italia, dove è stato per anni segretario della Società Italiana di Neurologia e consulente del Ministero della sanità, nel 1979 ha fondato l’Italian Journal of Neurological Sciences, che ha diretto fino al 1993: Rivista che ha avuto un ruolo centrale per la crescita della neurologia italiana tutta e per lo sviluppo del Besta stesso. Infatti, sulla scorta di una visione innovativa e aperta della neurologia sostenuta sul piano scientifico grazie alla Rivista, Boeri è riuscito anche a trasformare il Besta da Istituto per lo più dedicato all’assistenza in un vero e proprio centro di ricerca per le neuroscienze.
Grazie all’impulso da lui impresso, in pochi anni il Besta è diventato uno dei principali centri di ricerca scientifica in settori come l’epilettologia, le malattie neuromuscolari, la biochimica e neurogenetica, la microchirurgia e neurochirurgia funzionale e la neurologia pediatrica. Per attuare questo ha chiamato giovani brillanti ricercatori, cui affidava settori specifici, rendendo il Besta una delle sedi di grande rilievo scientifico.
I suoi meriti scientifici sono stati riconosciuti anche internazionalmente dove sin dagli anni ’60 è stato ammesso come socio della World Federation of Neurology.
Nel 1980 è stato nominato “Membre d’honeur à titre étranger” della Société de neurologie française, e nel 1982 socio ordinario della New York Academy of Sciences; nel 1983 “Honorary-Corresponding Member” della American Academy of Neurology.
Infine, nel 1985, socio della Royal Society of Medicine di Londra e della International Headache Society. In generale, si può dire che Renato Boeri sia stato uno dei medici più influenti della seconda metà del ’900: ha contribuito a rinnovare la neurologia italiana non solo sul piano tecnico-scientifico, ma ha anche impresso alla medicina tutta un carattere più aperto alle esigenze sociali, in linea con quanto proposto da altri medici come l’amico Giulio Maccacaro, Franco Basaglia, Giovanni Berlinguer, e altri.
La particolare attenzione alla dimensione sociale della medicina ha portato Boeri a capire subito l’importanza della bioetica come nuova etica del mondo capace di controllare l’ambito biomedico. L’attitudine a coniugare teoria e prassi ha portato Boeri a fondare nel 1989 la Consulta di Bioetica Onlus, Associazione di volontariato culturale dedita al promuovere la bioetica in una prospettiva laica.
Erano quelli gli anni in cui, dopo i referendum sul divorzio (1974) e sull’aborto (1981), la contrapposizione tra l’etica laica e l’etica cattolica veniva a assumere contorni più netti: Boeri ha capito quanto importante fosse sviluppare un’etica laica (senza assoluti morali) capace per un verso di fornire valori forti (libertà, autonomia, socialità) per una società sempre più secolarizzata, e per l’altro di accogliere le istanze del pluralismo etico così da evitare le “guerre culturali” foriere di tensioni sociali. In questa prospettiva già nel 1990 Boeri ha sostenuto il testamento biologico, che 27 anni dopo ha assunto valenza giuridica grazie alla Legge Lenzi n. 219/17.
Per favorire il dialogo e l’interazione tra le prospettive aveva progetti di ampio respiro tesi a favorire l’allargamento dell’autonomia in linea con l’orizzonte europeo: la morte prematura, purtroppo, ne ha impedito la realizzazione. Tuttavia, la sua intuizione di fondo circa la bioetica laica e il suo rilievo sociale si è consolidata e l’ultima Associazione da lui fondata è cresciuta e è anche riuscita a affermare alcune istanze, come nel caso Eluana Englaro. In questo senso, l’impulso dato da Boeri in ambito etico costituisce un altro dei suoi più importanti contributi culturali.
Per la poliedricità dei contributi scientifici, civili e organizzativi al medico Renato Boeri si attagliano le parole scritte tre decenni prima che nascesse, nel 1887, da Robert Louis Stevenson: “there are men and classes of men that stand above the common herd; the soldier, the sailor and the shepard not infrequently; the artist rarely; rarelier still the clergyman; the physician almost as a rule. He is the flower of our civilization”. Bene hanno fatto il Comune di Milano e l’Istituto Besta a ricordare il grande medico, comandante partigiano e promotore dei diritti civili in bioetica.
Maurizio Mori
Pubblicato su Quotidiano Sanità