Aborto. L’affermazione della “salute riproduttiva” e dei “diritti riproduttivi” alla base della richiesta di ripensamento della 194

Nei 45 anni trascorsi dall’approvazione della legge 194/78 tanto è cambiato e tanti sono stati i progressi scientifici che, intrecciati a cambiamenti della sensibilità etica, hanno portato all’affermazione dei “diritti riproduttivi”. Mentre da noi in Italia si continua a ripetere che circa il controllo della riproduzione non c’è nulla da cambiare e che tutto va bene com’è. Rimanere fermi quando tutto procede è come tornare indietro.

Andare oltre la “pax italica” sull’aborto.

L’articolo di Maurizio Mori uscito su Studi e Analisi di Quotidiano Sanità del 25 settembre.
L’attuale “pax italica” sull’aborto appare un po’ strana e problematica. Mentre in tutto il mondo si è andati avanti riconoscendo i diritti riproduttivi che assegnano alle persone la sovranità sulle facoltà riproduttive, da noi ancora si discute su come meglio bilanciare i diritti della donna con quelli presunti del concepito. Restare fermi, quando tutto va avanti, è come arretrare. Il 28 settembre a Roma un convegno su come “allargare” i diritti riproduttivi

Sesso e pregiudizio, risposte non banali a domande comuni: contraccezione e aborto senza tabù

Su Quotidiano Italiano di oggi, 8 marzo, Giuliana Vendola propone le sei video-interviste limpide, senza filtri, né sconti alla ginecologa Anna Pompili su  educazione sessuale a scuola, metodi contraccettivi, innovazioni e leggi nel campo della salute sessuale e riproduttiva in Italia e nel mondo, diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e i pericoli rappresentati dalle politiche antiabortiste.

Aperto il FORUM ABORTO su Quotidiano Sanità

La storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha ritenuto che l’aborto non sia un diritto costituzionale ha avuto una enorme eco in tutto il mondo. In Italia, dopo i primi giorni di dibattito e polemica la notizia è presto passato in secondo piano anche se le tematiche trattate dalla sentenza americana sollevano molte questioni che meriterebbero ulteriori valutazioni e approfondimenti. Per questo in accordo con il presidente della Consulta di Bioetica Maurizio Mori abbiamo pensato a dare vita a un apposito Forum di Quotidiano Sanità dedicato all’approfondimento delle problematiche al centro della sentenza dei giudici Usa. Iniziamo il nostro confronto con un primo articolo del professor Mori. (C.F.)

Comunicato stampa: ABORTO LIBERO E GARANTITO!

Torino, 24 giugno 2022 COMUNICATO STAMPA 5-2022 RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE PER FAVORIRE UNA NUOVA FIORITURA DEI DIRITTI CIVILI, A PARTIRE DA QUELLI RIPRODUTTIVI ASSICURANDO IN PRIMIS L’ABORTO LIBERO E GARANTITO! La nuova sentenza Dobbs (2022) della Corte Suprema sull’aborto è l’analogo del Congresso di Vienna (1895): la neo-restaurazione bioetica voluta dal populismo reazionario è contro la storia e non ha futuro! (Anche se approfitta della “distrazione” progressista).

Comunicato stampa: Carlo Flamigni, in memoriam

CARLO FLAMIGNI, scienziato, fautore della libertà riproduttiva delle donne come base dei diritti civili di autonomia socializzata, e Socio Onorario della Consulta di Bioetica Onlus   Come capitava regolarmente, anche domenica 28 giugno pomeriggio ho avuto una lunga telefonata con Carlo: mi parlava del libro che stava scrivendo. Lo sentivo affaticato, ma non demordeva nell’impegno. Ci siamo messi d’accordo che nella seconda metà di luglio sarei andato a fargli visita a Forlì seguendo con rigore le regole del distanziamento fisico. Per vari contrattempi nel corso della settimana non ci siamo più sentiti, e domenica 4 luglio verso le 14:00 l’ho chiamato ai vari numeri per salutarlo. Non ho avuto risposta, ma capitava spesso sapevo che poi mi avrebbe richiamato. Alle 19:18, infatti, mi squilla il telefono e dopo una iniziale pausa affaticata sento la sua inconfondibile voce con tono molto basso: “Maurizio, volevo salutarti”. Subito ho capito, e ho risposto: “Carlo, adesso non si può, ma tra qualche giorno ci vediamo”. “Non credo sarà possibile” è stata la risposta pacata e rilassata. “Carlo … grazie per il gesto di amicizia …” ma il groppo alla gola mi ha impedito di continuare. Stavo cercando di ricompormi e scusarmi per l’emotività, ma mi ha preceduto e con solennità spossata: “Non preoccuparti! Va (o sta) bene, ciao”, e ha chiuso la comunicazione. Carlo mi ha concesso un privilegio raro, rarissimo, che racconto perché mette in luce un aspetto del modo di essere di Flamigni che merita di essere valorizzato: salutare gli amici è gesto meraviglioso che manifesta la volontà di non lasciare nulla in sospeso e, in qualche modo, di trasmettere continuità. Nel saluto c’è sempre un messaggio di vita. Con la sua ultima telefonata Flamigni ha voluto fare molto più che salutarmi: ha voluto continuare i tanti discorsi, le tante riflessioni, le tante iniziative fatte insieme. Quel saluto è il commiato del saggio che ha capito che l’esistenza è giunta a compimento, e che lascia agli altri il testimone. Quel saluto, fatto con semplicità e naturalezza, vuole essere un originale contributo all’elaborazione di una nuova ritualità secolare per la chiusura dell’esistenza: nel mondo secolarizzato siamo alla ricerca di nuove simbolizzazioni, e Flamigni ha gettato una pietra anche in quella direzione. La sua creatività è riuscita a aprire una nuova strada in questo ambito. Quel saluto ha mostrato che l’autonomia individuale da sempre sostenuta da Flamigni non è affatto solipsista e egotista (come dicono i critici), ma è aperta alla socialità, agli altri e alle generazioni. Questo era Flamigni: una personalità autentica capace di scrutare i meandri del gran fiume della vita; un grande scienziato che con tenacia ha sostenuto e applicato lo “scetticismo organizzato” di Merton; un cittadino impegnato nella vita pubblica a sostenere la giustizia sociale a tutti i livelli; un grande umanista dalla cultura sterminata in campo letterario, storico, sociale. In quest’ultimo campo ha proposto l’idea della “isola degli stranieri morali” come criterio che consentisse la pacifica convivenza dei cittadini all’interno delle società contemporanee caratterizzate da un ineliminabile pluralismo etico e abitate da religiosi di ogni tipo e atei di diverse tendenze. Ho conosciuto Flamigni a uno dei primi Convegni sulla fecondazione assistita organizzati in Italia all’Università di Parma da Marina Mengarelli: ero ancora dottorando e per quasi quarant’anni abbiamo collaborato in modo costante, condividendo tante iniziative, mettendo a segno qualche vittoria, e registrando molti insuccessi. Sì, insuccessi! Perché le tendenze conservatrici erano potentissime e pareva fosse impossibile scalfire l’ordito dell’ordine tradizionale. Flamigni era sì noto e conosciuto, ma non bisogna credere che la chiara fama gli garantisse onori e celebrità: al contrario, è riuscito a garantire a tutti noi innovazioni fondamentali pur essendo in minoranza e spesso denigrato. Gli italiani gli devono tre conquiste decisive: Negli anni ’60, con l’inseparabile amico e collega Ettore Cittadini, la lotta per la contraccezione, fortemente contrastata dai conservatori; Negli anni ’70 la lotta per la liceità dell’aborto col contributo dato alla 194/78: “legge che dopo 40 anni sta ancora solida e è capace di regolare la pratica!”, come diceva: convinzione che l’ha portato a credere che anche l’aborto farmacologico (con la somministrazione della RU486) rientrasse nell’impianto e nell’ambito della legge; Negli anni ’80 la lotta per la fecondazione assistita, tecnica che ha radicalmente rivoluzionato il futuro della riproduzione, come abbiamo messo in luce nei tre volumi che abbiamo scritto assieme sull’etica delle nuove tecniche riproduttive (l’ultimo dei quali dal titolo: Questa è la scienza, bellezze! Ananke, Torino, 2016). Vi pare poco? Chi altro è riuscito a fare tanto?! Ero troppo giovane per avere ricordi diretti sulle sue azioni a favore di contraccezione e aborto, che sono presentate nel volume da poco uscito di Marina Flamigni, I diritti che camminano, (Pendragon, Bologna), ma ho centinaia di aneddoti sulla fecondazione assistita, soprattutto quelli collegati alla Legge 40/04 e al mancato successo del Referendum 2005. Molti di quegli eventi sono presentati nei diversi contributi contenuti nei volumi in onore rispettivamente dei suoi 80 e 85 anni (Editore Le Lettere, Firenze, 2013; e Ananke, Torino, 2018), che danno l’idea della poliedricità dei suoi interessi e la profondità delle riflessioni, l’efficacia e tenacia dell’impegno politico-sociale. Le Postille di Flamigni ai Pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica meriteranno uno studio apposito e qualche volta si pongono come una sorta di voce del “Comitato Ombra”. Al CNB è stato protagonista delle principali controversie, anche se la sua voce autorevole finiva per essere per lo più minoritaria per ragioni di schieramento. Flamigni compare tra i soci fondatori della Consulta di Bioetica, contattato direttamente da Renato Boeri. Con l’Associazione ha collaborato sin dai primi momenti e l’ha sempre sostenuta: numerose volte è intervenuto ai Convegni Nazionali che la Consulta da ormai un decennio tiene a Novi Ligure, affascinando gli ascoltatori e sollecitando il dibattito. Il messaggio di autonomia socializzata proposto da Flamigni è incardinato nella prospettiva della Consulta, che continuerà non solo a tenere vivo il suo ricordo ma anche e soprattutto a realizzare i suoi progetti. Maurizio Mori Presidente   Rassegna stampa: Forlì Today Repubblica Bologna La Stampa Il Fatto Quotidiano Corriere.it Il Sole XXIV ore Il Riformista Agi Il Resto del Carlino Il Secolo XIX Il Messaggero Gazzetta di Parma Libero TGcom24 Sky Ansa Huffington Post Ravenna Notizie Unione Sarda UAAR Luca Coscioni Radio Popolare