Torino, 24 giugno 2022
COMUNICATO STAMPA 5-2022
RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE PER FAVORIRE UNA NUOVA FIORITURA DEI DIRITTI CIVILI, A PARTIRE DA QUELLI RIPRODUTTIVI ASSICURANDO IN PRIMIS L’ABORTO LIBERO E GARANTITO!
La nuova sentenza Dobbs (2022) della Corte Suprema sull’aborto è l’analogo del Congresso di Vienna (1895): la neo-restaurazione bioetica voluta dal populismo reazionario è contro la storia e non ha futuro! (Anche se approfitta della “distrazione” progressista).
La storia ahinoi! non procede sempre e solo su un unico binario! Ci sono oscillazioni e ritorni: pensavamo che la prospettiva della “Nuova Frontiera della scienza e dei diritti” lanciata agli inizi degli anni ’60 da John Kennedy avesse impresso una direzione irreversibile alla civiltà umana ormai aperta all’universalismo dei diritti, e invece oggi la sentenza della Corte Suprema americana Dobbs v Jackson (2022) sull’aborto ribalta un punto cruciale della storica Roe v Wade (1973) rimandando ai singoli Stati la decisione di legiferare sul tema.
Sia chiaro: non è che l’aborto venga di principio vietato e già questo è un passo importante. Non ci sono ragioni di principio per un simile divieto! Si afferma invece che il diritto di “privacy”, che consentiva l’aborto in tutti gli Stati Uniti d’America, non è contenuto nella Costituzione e quindi non vale in tutti gli Stati della Confederazione: ciascuno Stato deciderà come crede. È la ripresa del “localismo” e della precedenza degli interessi “particolari” rispetto a quelli universali e di tutti. Dagli Stati Uniti arriva un brutto messaggio, che non deve essere preso a esempio. Sul piano simbolico, si trasmette l’idea che “si può tornare indietro”, cioè proprio quello che si prefiggeva la Restaurazione imposta dal Congresso di Vienna (1815). In realtà la storia non va bloccata e quei tentativi finiranno miseramente.
I diritti riproduttivi valgono universalmente, per cui tutte le donne devono avere il controllo riproduttivo. Purtroppo si pensava che, una volta acquisiti, tali diritti fossero stabili e permanenti. Abbiamo imparato che così non è! Bisogna rimboccarsi le maniche per rielaborare una prospettiva più ampia tesa a riaffermare i nuovi diritti riproduttivi. In questo senso, in Italia bisogna riprendere la 194/78 per allargare la libertà di accesso alla pratica e abolire la cosiddetta “obiezione di coscienza” che ostacola l’esercizio dei diritti riproduttivi delle donne. La pessima e tragica Sentenza Dobbs ci impegna a un rinnovato lavoro a favore dei diritti riproduttivi.
Maurizio Mori, Presidente, direttore di Bioetica. Rivista interdisciplinare
Demetrio Neri, Co-direttore di Bioetica. Rivista interdisciplinare.
La restaurazione del pensiero unico neocon prosegue indisturbato la sua corsa verso il NOM. Aver ignorato tale reale pericolo alla garanzia dei diritti fondamentali è stata una vera e propria connivenza di cui abbiamo subito anche noi italiani le conseguenze nefaste dei governi Conte-Draghi. In campo bioetico vi è stato un arretramento su posizioni antecedenti la Convenzione di Oviedo: altro che Legge 38 e 219!