Comunicato stampa: COMUNICATO STAMPA n. 14/2023 PERCHÈ LA GRAVIDANZA PER ALTRI ESISTE:

PERCHÈ LA GRAVIDANZA PER ALTRI ESISTE: È ANALOGA AL DONO DEL SANGUE E VA EROGATA DAL SSN Il giorno dopo l’approvazione alla Camera del divieto universale di gravidanza per altri (GPA), Assuntina Morresi su Avvenire del 27 luglio 2023 aveva sostenuto che quel divieto avrebbe collocato l’Italia all’avanguardia nel mondo per la tutela del “materno”, pietra angolare dell’“umano”, nientemeno. Ritenendo il punto eccessivo ho subito inviato a Avvenire una lettera per sollevare dubbi e per dire che la GPA solidale aumenta la felicità generale: lettera mai pubblicata che riporto in calce per documentazione. Il dibattito sulla GPA è poi continuato*, ma qualcosa di grosso dev’essere capitato se il 22 agosto sempre su Avvenire Morresi è tornata sul tema. Prima erano squilli di tromba a difesa dell’“umano”, con un discorso che pretendeva di volare alto e essere propositivo “per le donne e per i bambini”. Ora, invece, Morresi si limita a fare elenco di “Tutte le falsità della narrazione a sostegno dell’utero in affitto” per mostrare che “la surrogazione di maternità è di per sé un fenomeno commerciale: non può esisterne una forma gratuita, e tanto meno “solidale”, proprio per la natura stessa di questo nuovo paradigma di maternità”. L’abbassamento di livello e di tono basta e avanza per prevedere che la proposta di divieto universale non reggerà. Riuscirà a reggere se chi difende il divieto sarà in grado di mostrare che il “materno” è più bello, più attraente e comunque in sé migliore della GPA senza arroccarsi in difesa. Ma invece di seguire questa linea Morresi ha scelto di insistere nel dire che la GPA è cattiva perché, sempre e comunque, è una “pratica commerciale” escogitata per far soldi: un riconoscimento implicito che la pratica non è sbagliata in sé, ma, se mai, per i soldi che girano intorno. Ecco perché il divieto universale fallirà. Entrando poi nello specifico del tema resta da vedere se davvero non ci possa essere la GPA solidale. Morresi lo sostiene perché a suo dire “non regge” l’analogia tra la GPA solidale e il trapianto d’organo (dato gratuitamente). Ma l’analogia funziona e bene, e lo si capisce se si considera che un’analogia non comporta l’identità degli analogati ma solo un parziale richiamo tra quelli rilevanti. Questa rilevanza consente di mettere in relazione aspetti già noti con altri meno noti, così che questi ultimi vengono illuminati dai primi. La correttezza e la fecondità conoscitiva di un’analogia dipende da quanto rilevanti sono gli aspetti messi in relazione. Su questa “rilevanza” non c’è un accordo consolidato, e per questo possono sorgere controversie circa il valore di una specifica analogia. Per questo, cerco di spiegare perché quella tra trapianto e GPA è corretta. Come minimo lo è perché entrambe le pratiche hanno a che fare con la sostituzione o l’integrazione di funzioni del corpo. Quando si parla di trapianto, però, il pensiero corre subito a quello di cuore, col rimando al problema della morte del donatore: aspetto che può sviare l’attenzione. Per evitare questo, ne propongo una variante in cui la GPA è analoga alla trasfusione di sangue che, come il trapianto, sostituisce e integra una parte del corpo. Come la sostituzione del grembo propria della GPA consente a una persona di nascere, così la integrazione di sangue propria della trasfusione consente a una persona di rinascere, ossia riprendere la vita che altrimenti sarebbe persa. L’aspetto rilevante alla base dell’analogia è che tanto la GPA quanto la trasfusione “danno vita”, l’una trasferendo cellule riproduttive, l’altra cellule ematiche. È vero che le cellule coinvolte sono di tipo diverso, ma questa differenza è marginale rispetto al nucleo centrale: “dare vita”. Ceteris paribus l’analogia funziona. Al suo apparire, ormai tanti anni fa, la trasfusione è stata accolta per lo più con entusiasmo, anche se non da tutti. Oggi, all’apparire della GPA, la situazione sembra opposta, perché sono diffuse perplessità, anche se non da tutti. Chi è ostile alla GPA obietta che la sostituzione di grembo sarebbe dannosa per il nato per via dello scambio fisico (cross-talk) che si instaurerebbe tra gestante e feto. Al momento non ci sono prove a sostegno di tale ipotesi, ma è interessante ricordare che obiezione simile è stata mossa anche per la trasfusione, da alcuni ritenuta dannosa perché capace di modificare la personalità del ricevente. Oggi quest’obiezione è per lo più risibile. Può darsi che ciò capiterà anche all’ipotesi del presunto danno al nato derivante dallo scambio tra gestante e feto. Ove ciò accadesse, diventerebbe chiaro che l’attuale ostilità verso la GPA dipende dalla sopravvivenza di tabù atavici circa la sessualità e la riproduzione. Quando era ancora “braccio a braccio”, la trasfusione comportava un onere per il donatore, forse minore rispetto a quello di una gravidanza, ma pur sempre non trascurabile. Ciò non ha impedito che iniziasse la pratica della donazione di sangue, con persone pronte a dare sangue nel tempo libero e medici disposti a offrire il servizio gratuito, tanto che la trasfusione è diventata modello di altruismo sociale. Poi, diffusasi la trasfusione, si sono create strutture dedicate al reperimento, alla conservazione e distribuzione del sangue, e la trasfusione è diventata una competenza professionale medica. Circa il reperimento del sangue si sono presentate due opzioni: La donazione solidale: che non prevede alcun compenso per il sangue dato, ma che può prevedere forme di incentivo. La remunerazione: che prevede il pagamento a seconda della quantità e del tipo di sangue dato. Negli Stati Uniti vige la remunerazione, mentre da noi in Italia vige la donazione solidale che può assumere forme diverse. Quando agli inizi le trasfusioni erano poche, tutto era gratuito e nessuno riceveva nulla: è la “donazione solidale pura”. Non tutti erano disposti a farla, ma alcuni sì. Poi la trasfusione si è diffusa e è emersa l’esigenza di avere più donatori. Si è pensato di mantenere la gratuità del dono di sangue e di offrire incentivi, in Italia per esempio la possibilità di usufruire dopo la donazione della giornata di riposo retribuita: è la “donazione solidale incentivata”. Situazione analoga si ha anche con la GPA, che è solidale pura quando avviene tra sorelle legate tra loro o tra amiche strette che non vogliono nulla. È invece solidale incentivata quando la GPA prevede un rimborso spese come avviene in Canada e in California. Le considerazioni fatte hanno illustrato i tratti salienti dell’analogia e ora possiamo tornare alla tese di Morresi che nega ci possa essere la GPA solidale. Gli argomenti che adduce sono sostanzialmente due. Il primo è che i contratti per la GPA solidale non sono pubblici, fatto che fa sorgere il sospetto che ci siano pagamenti non dichiarati o occulti. La trasparenza è sempre auspicabile, ma è ovvio che l’osservazione di per sé non basta a mostrare l’impossibilità della GPA solidale. L’altro argomento è che non si può avere GPA solidale perché la pratica richiede una “intera macchina organizzativa [… che] è tanto indispensabile quanto costosa e strutture e professionisti [… che] sono necessariamente coinvolti a costi invariati tanto nella prima quanto nella seconda forma: la surroga “solidale” si tradurrà quindi in un compenso inferiore, in forma di benefit e rimborsi, alle madri surrogate, rispetto alla “commerciale”, che prevede invece un pagamento esplicito”. In breve, poiché l’organizzazione è costosa e girano soldi, l’incentivo alla donna diventerebbe “un compenso minore” (forse mascherato), ma pur sempre “compenso” come quello della GPA commerciale. L’argomento è invalido perché una prestazione non diventa di per sé “commerciale” per il fatto di essere erogata da un’organizzazione complessa e costosa in cui girano soldi. Ove, per scarsa trasparenza, restassero dubbi circa eventuali “compensi occulti” invece di vietare la pratica sarebbe opportuno assegnarla al SSN, come già capita con la fecondazione assistita. Lo sguardo storico sulla trasfusione di sangue, inoltre, ha chiarito che anche la donazione incentivata è “solidale”. Pertanto, mutatis mutandis lo stesso vale anche per la GPA, la cui forma solidale può esistere ed esiste. Non ci sono ragioni per il divieto né nazionale né universale di GPA solidale, e se la difficoltà sta nella circolazione di soldi, questa è una buona ragione non per vietare la pratica, ma se mai per includerla tra i servizi erogati dal SSN (analogamente alla fecondazione assistita, di cui la GPA è uno sviluppo).   * Oltre alla Lettera a Avvenire riportata in calce, cfr. M. Mori, “Il divieto universale di GPA tutela davvero i diritti della donna e del bambino?”, Bioetica. Rivista interdisciplinare, xxxi (2023), n. 2, pp. 214 – 222; M. Mori, “Lettera aperta a Enrico Rossi (ex gov.  PD della Toscana) sul perché è giusto che la sinistra sostenga la GPA solidale”, ivi, pp. 267 – 292; M. Mori, “Un attacco alla felicità. Il reato universale di Gpa è sbagliato e retrogrado”, Domani, 22 agosto 2023, p. 12. ================== Lettera inviata a Avvenire e mai pubblicata. Gentile direttore, sbaglia Assuntina Morresi a dire che il divieto universale di “gravidanza per altri” (GPA) approvato il 26 luglio alla Camera pone l’Italia all’avanguardia nel mondo per la tutela del “materno” e dell’“umano”. Infatti quello a cui pensa e allude è un “umano” antiquato, contro il benessere e la gioia di vivere, e anche un po’ bacchettone! Morresi non ha ancora capito: 1) che la fecondazione assistita ha cambiato per sempre la riproduzione e la genitorialità: non si fanno più i figli naturalmente per caso per continuare il casato o la stirpe, ma li si fanno per scelta e per sé stessi, perché li si vuole e ci si assume la responsabilità di provvedere al loro best interest (adozione docet!). Ove l’adulto non provvedesse al best interest, la genitorialità decade a prescindere dalla biologia. 2) Chi nasce-GPA è contento di esser nato grazie alla GPA anche perché altrimenti non sarebbe mai nato. Le nascite-GPA rendono contenti tutti, ma proprio tutti: i nati stessi che sono felici di essere venuti al mondo e che senza la GPA non ci sarebbero, i genitori elettivi che li amano e anche le gestatrici che aiutano! L’approvazione del divieto universale per impedire tali nascite è un danno palese che diminuisce la felicità generale e serve solo a infliggere immani sofferenze ai possibili genitori elettivi e agli stessi nati-GPA che così vengono terribilmente stigmatizzati! Altro che avanguardia a tutela dell’“umano-materno”: un vero disastro in nome di atavici pregiudizi sacrali circa la riproduzione e la maternità. Assuntina! ma perché con la solita solfa della tutela di un presunto archetipo dell’“umano-materno” (in realtà una forma di “umano” e per lo più obsoleta) il cattolicesimo deve sempre essere la palla al piede che impedisce all’umanità di aprirsi a nuovi orizzonti? Perché vedere sempre e solo sventure o disastri, e non invece che la GPA consente nuove vite e nascite felici? Con orgoglio laico-laicista difendo la GPA solidale che aumenta la felicità generale: questo è il punto centrale, al di là delle troppe chiacchiere sull’umano o sul materno, sui contratti o sull’eventuale “sfruttamento”, che si può evitare e risolvere. Maurizio Mori Consulta di Bioetica Onlus, Comitato Nazionale per la Bioetica