FINE VITA, AL COMITATO DI BIOETICA SFUGGE UN DETTAGLIO: SOLO IN ITALIA CI SI PREOCCUPA DEL “SOSTEGNO VITALE” Nel lontano 2006, nel pieno del caso Welby, l’allora ministra della Salute – Livia Turco – chiese al Consiglio Superiore di Sanità (CSS, organo tecnico dello stesso ministero) di definire cosa si intendeva per accanimento terapeutico e se Welby ne fosse al momento sottoposto.
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FINE VITA. Lettera del professor Maurizio Mori a Quotidiano Sanità
QUANDO SI È GIÀ MALATI SENZA SCAMPO E SOFFERENTI, LA FRAGILITÀ SI TUTELA SOSTENENDO LA VOLONTÀ DEL PAZIENTE. 28 GIU – Gentile direttore, la costituzionalista Giovanna Razzano (“I confini indispensabili del «sostegno vitale»”, Avvenire, 27 giugno 2024) prende spunto dalla Sentenza della Corte di Strasburgo Karsai v. Hungary (13 giugno 2024) per trattare la questione oggi da noi cruciale circa il “trattamento di sostegno vitale” (TSV), su cui è atteso il pronunciamento della Corte Costituzionale.
Comunicato stampa: GRAZIE dr Mario Riccio!
ANCORA UNA VOLTA HAI CONTRIBUITO ALL’ASSOLUZIONE DI MARCO CAPPATO E MINA WELBY AL PROCESSO DI MASSA PER IL CASO TRENTINI! Qualche ora fa è stato reso noto il dispositivo della sentenza con cui la Corte di Massa ha assolto Marco Cappato e Mina Welby dall’accusa di aiuto al suicidio di Davide Trentini. La Consulta di Bioetica si complimenta con Marco Cappato e Mina Welby per l’assoluzione e per l’opera svolta nell’ambito del riconoscimento del diritto di morire con dignità, che è fondamentale per la crescita civile del paese. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, la Consulta si congratula anche col dr Mario Riccio (Tesoriere della Consulta di Bioetica) che, in quanto perito di parte, al processo ha sostenuto che sul piano medico anche Davide Trentini era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale (cioè rientrava nella 4a condizione posta dalla Sentenza 242/19 della Corte Costituzionale). Pare che la Corte abbia accolto questa tesi, così ora la nozione di “sostegno vitale” non contempla più solo la respirazione e la nutrizione artificiali, ma anche altri interventi. Ciò costituisce un allargamento dell’autodeterminazione e una facilitazione all’assistenza medica al suicidio assistito. Il nuovo passo compiuto pone l’Italia all’avanguardia circa la tutela giurisprudenziale del diritto di morire con dignità e fa ben sperare che presto tale diritto sia riconosciuto anche per legge. Grazie Marco Cappato e Mina Welby per il coraggio mostrato nel caso Trentini, e grazie dr Riccio per il contributo medico fornito. Maurizio Mori Presidente