L’ETICA AL CENTRO VACCINAZIONE COVID-19.

COME USCIRE DALLA PANDEMIA IN MODO GIUSTO:
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Continua l’approfondimento delle tematiche relative alla più grande vaccinazione di massa mai fatta prima nella storia italiana: un’impresa che mobilita grandi risorse e solleva altrettante vivaci polemiche. Alcune di queste sono specifiche in quanto, oltre ai consueti contrasti politici e all’opposizione no-vax, coinvolgono altri problemi culturali connessi alla percezione della Covid-19: pandemia che, contrastata col lockdown, ha sconvolto la forma di vita invalsa nel mondo globalizzato e sollevato specifiche questioni etiche.

La Consulta di Bioetica propone un ciclo di Webinar, in cui l’etica è posta al centro dell’attenzione al fine di favorire la ricerca di una giusta soluzione dei vari temi affrontati. Non abbiamo soluzioni già predeterminate, ma attraverso il confronto delle ragioni a sostegno delle diverse posizioni nei Webinar si cerca di mettere in luce la centralità dell’etica e contribuire così alla individuazione di una posizione giusta che sia capace di rispondere alle diverse esigenze sociali diffuse conseguendo al tempo stesso una reale crescita di civiltà.

QUANTO “PUBBLICI” HANNO DA ESSERE I RISULTATI SCIENTIFICI?
La fallibilità della scienza va dichiarata o va tenuta riservata per evitare derive antiscientifiche.

La Pandemia ha sollevato nuovi problemi ponendo in luce la grandezza della scienza e al tempo stesso anche la sua fragilità, aspetto confermato dall’arrivo dei vaccini. Il 4 gennaio Peter Doshi, Editor del British Medical Journal  ha criticato l’effettiva efficacia dei vaccini approvati in Europa contro il Covid-19. L’articolo solleva obiezioni strettamente scientifiche, ma instilla anche il dubbio di forzature nelle sperimentazioni al fine di raggiungere gli endpoint programmati e accelerare così le procedure di approvazione.

Uscito nel pieno della Seconda ondata, ha suscitato vivaci polemiche, perché è stato visto come un inutile attacco a chi attende il vaccino messianicamente come terapia di salvezza, e un pericoloso sostegno dato ai movimenti antiscientifici no-vax pronti a screditare Big Farma e a proporre alternative inconsistenti e prive di efficacia terapeutica.

Quello citato è solo un esempio tra altri, ricordato perché solleva il problema: la trasparenza dell’informazione è fondamentale per la democrazia e per la fiducia nella scienza, ma deve essere senza limiti? Non è che, in un mondo in cui nozioni difficili sono date a tutti indistintamente, la regola dell’informazione generalizzata deve avere limiti? Se sì, quali? E chi li stabilisce? In base a quali criteri? Tali eventuali limiti non contrastano con la democrazia, sistema in cui cittadini uguali decidono sulla scorta delle migliori informazioni?

 

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