La vulnerabilità e la necessità di prestare cure adeguate anche nei casi più difficili e controversi come quelli dei piccoli Charlie Gard e Alfie Evans, la sospensione farmacologica dello sviluppo negli adolescenti in gravissima crisi identitaria, la sedazione profonda per i malati terminali. Sono alcune delle tematiche che saranno affrontate nell’ambito del convegno internazionale “La vulnerabilità non deve rimanere senza cura (per la fioritura e promozione della famiglia umana)”, in programma all’Istituto Camillianum di Roma il 25 e il 26 settembre prossimi. Nell’ambito dell’iniziativa, organizzata da Universidad Católica San Antonio (conosciuta come Universidad Católica de Murcia – Ucam, Spagna) e dallo stesso Camillianum, incorporato alla Pontificia Università Lateranense, “saranno illustrate e approfondite – si legge in un comunicato – la teologia e la posizione della Chiesa cattolica rispetto alle tematiche in programma, la spiritualità di S. Camillo” e “l’indiscussa dedizione di Cristo e della Chiesa verso i più vulnerabili”. Tra i relatori il card. Elio Sgreccia (presidente emerito Pontificia Accademia per la Vita), José Luis Mendoza Pérez (presidente Fundación Ucam), José Michel Favi m.i (vicepreside Camillianum), Maurizio Mori (Università di Torino e membro Cnb). Per Palma Sgreccia, preside del Camillianum, cura “non significa la sola presa in carico dei bisogni dell’altro, ma anche attenzione per la sua possibilità di esprimersi, dar voce anche all’interno di relazioni oppressive di potere”. E proprio nel terreno scabro della vulnerabilità (tema del convegno) “si può coltivare un’etica e una politica adeguata per una società democratica che voglia proporsi come civiltà della cura, nella duplice dimensione del preoccuparsi e occuparsi dell’altro”.
30 agosto 2018