Quando il mondo cambia la scuola deve trovare un modo di aiutare i suoi studenti e le sue studentesse ad affrontare questi cambiamenti. La rivoluzione biomedica, cioè la capacità di padroneggiare i processi della vita e della morte, conseguenza del progresso tecnico e scientifico, ha posto nuovi problemi e nuove frontiere a cui anche la scuola è chiamata a far fronte.
È questa la ragione primigenia che spinge la Consulta di Bioetica, insieme ad altre due associazioni con una missione simile, Itinerari Laici (Pescara) e Associazione Walter Piludu (Cagliari), ad organizzare per il 23 Marzo a Torino un convegno che riunisca i e le docenti sensibili a progetti di promozione della riflessione sulla bioetica.
Spesso nella scuola si assiste ad un atteggiamento di astensione dalle tematiche etiche in generale, e bioetiche più in particolare. In molti sostengono che la scuola dovrebbe essere neutrale dinnanzi ai problemi che concernono la coscienza dei singoli. Un atteggiamento di neutralità che viene interpretato come silenzio completo su questi temi: non solo non se ne deve discutere dentro le mura scolastiche, ma non devono essere nemmeno menzionati. È questa ad esempio la linea che viene sostenuta da coloro che affermano l’esistenza di una qualche “ideologia del gender” che pretendono che sui temi della sessualità siano solo e soltanto le famiglie ad educare e formare i propri figli. D’altro canto i temi etici vengono spesso delegati all’insegnamento confessionale della religione cattolica, o a quello ad esso alternativo (negli sporadici casi dove presente), con la convinzione che l’etica sia una questione religiosa, o che queste questioni non possono essere né presentate in modo neutrale, né si possa portare avanti un dibattito che non finisca necessariamente nel conflitto. In entrambi i casi si pensa che la scuola non debba affrontare questi temi, perché toccano le coscienze dei singoli, perché ci sono atteggiamenti e orientamenti radicalmente opposti, perché si vengono a creare conflitti che sembrano insuperabili.
La Consulta di Bioetica invece crede che per le stesse ragioni il dibattito bioetico debba essere portato proprio nelle scuole. Proprio perché questi sono temi che riguardano le scelte di ciascuno, la propria vita e come condurla e riguardano le scelte politiche della nostra società. Si tratta dunque di informare e rendere consapevoli gli studenti e le studentesse su quali sono le possibilità del presente e del futuro, delle problematiche etiche che li rivestono e si tratta di renderli cittadini e cittadine che sapranno orientarsi e comprendere adeguatamente il dibattito pubblico e politico su questi temi. L’obbiettivo è dunque quello di rafforzare il compito della scuola, cioè la costruzione di un individuo capace di orientarsi nel mondo, e non solo la trasmissione di conoscenze.
Inoltre, le competenze bioetiche sono competenze che non si improvvisano. Serve conoscere bene innanzitutto i fatti, i termini della questione. Prima di parlare di aborto si devono sapere le principali questioni di embriologia, come procede lo sviluppo dello zigote, dell’embrione e del feto, e quali sono le principali tappe. Ma anche rispetto ai valori serve una conoscenza specifica. L’esperto di bioetica sa quali sono gli argomenti pro o contro una certa questione, potendoli così presentare nella forma migliore e più chiara possibile, evidenziando quali sono i loro punti di forza e quali sono i loro punti deboli.
L’etica infatti, non è (o almeno non è solo) una questione religiosa. Non è monopolio della religione, e non deve essere lasciata in mano solo alle agenzie morali religiose. La bioetica non può essere lasciata in mano solo agli insegnamenti confessionali, che ne faranno una presentazione parziale, ma deve essere presentata a tutti gli studenti e le studentesse, insieme ai vari argomenti morali, in modo pluralista e orientato al dialogo.
In questi anni la Consulta di Bioetica ha fatto suoi questi principi, organizzando nelle scuole progetti di formazione ed educazione ai temi bioetici. Già dal 2007 ad esempio a Torino porta avanti il progetto “La bioetica in classe”, dove giovani studiosi vengono chiamati dai docenti nelle proprie classi, si pongono come pari con gli studenti, chiarificano i termini delle varie questioni, e intavolano in modo aperto, pluralista e rispettoso di tutti, un dibattito che vede gli stessi studenti e studentesse come protagonisti, spronandoli a presentare i loro argomenti morali e a trovare le argomentazioni che li sostengono. Con la convinzione di favorire la consapevolezza su sé stessi e su questi temi, e con la speranza di sviluppare il loro pensiero critico.
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