Il vaccino anti Covid passaporto «sociale» – di Mario Riccio

Sta per arrivare – fortunatamente – il vaccino per il covid, ma assieme a questo anche le polemiche. C’è chi si rifiuta per principio di farsi vaccinare, i famosi novax, e fra questi – incredibilmente figurano – anche molti fra noi operatori sanitari. Chi teme che sia pericoloso. Chi non vuole sottostare ad una presunta dittatura sanitaria. Chi – convinto che «non esiste il covid» – ritiene illogico farsi vaccinare. In questo triste panorama almeno al momento non si registra più alcun illustre collega che ancora ritenga il covid «clinicamente morto». Anche tra i giuristi si discute sull’obbligatorietà della vaccinazione. Sono divisi tra quanti la ritengono possibile, altri impossibile, altri ancora sono indecisi. Tutti i tre schieramenti si richiamano però allo stesso articolo della Costituzione, il 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività… Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge…». Da cui si evince che la salute pubblica è un bene costituzionalmente tutelato e pertanto perseguito dalla Stato, che quindi può imporre al singolo la vaccinazione per difendere la restante collettività.

Però nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario – quale è la vaccinazione – senza il proprio consenso. Ma lo Stato potrebbe allora limitarsi ad imporla – per legge – ad alcune sole determinate categorie di lavoratori, quelle che sono appunto maggiormente a contatto con la collettività. Ma cosa si potrà fare se non riuscirà a imporsi il lume della ragione contro le tenebre dell’ignoranza? Si potrebbe creare una condizione che apparentemente convinca – ma in pratica costringa – le persone a vaccinarsi. Si potrebbe stabilire che nessuno possa lavorare – in particolare chi addetto al contatto con il pubblico – senza essere vaccinato. Ovviamente rimanendo a casa senza retribuzione. Così come potrebbe essere vietato accedere a tutti i luoghi pubblici – quali negozi, ristoranti, uffici, cinema etc etc – senza certificazione vaccinale. Ognuno sarebbe libero di trasformarsi in un moderno eremita, ma senza mettere a rischio la salute degli altri. Infine non va esclusa la decisione di curare eventualmente prima o soltanto coloro che – pur vaccinati – andassero incontro comunque alla malattia. Rispetto a chi – ammalatosi di covid – non si fosse voluto a tempo debito vaccinare. Per quanto riguarda i dubbi sul vaccino stesso, va subito chiarito che è difficile ritenere che lo stesso possa essere poco o solo parzialmente efficace. Mentre è del tutto escluso che possa essere dannoso, a parte ordinarie reazioni allergiche. Nel primo caso sarebbe comunque utile anche se non efficace al cento per cento: sempre meglio che niente. La seconda ipotesi – quella della potenziale dannosità – non è neanche ragionevole. La Big Pharma – che alla fine si occupa di fare profitti – immetterebbe sul mercato un prodotto dannoso che potrebbe trascinarla in un contenzioso legale – pensiamo al valore di un singolo incidente o di una singola vita confrontato con il numero dei potenziali vaccinati nel mondo – di tali proporzioni da rischiare un danno che la ridurrebbe alla completa rovina economica?

*Medico, Consulta di Bioetica

La Provincia di Cremona