SUL PREMIO NOBEL per la letteratura a Annie Ernaux, L’evento.

Mi capitò di leggere il libro di Annie Ernaux, L’evento (L’orma editore, Roma, 2019), due anni fa, un libro che mi aveva incuriosito perché parla della dolorosa e tormentata odissea vissuta da una giovane donna nel tentativo di interrompere la gravidanza. Allora, mentre lo leggevo, ho pensato alle tante tantissime volte che, nella mia professione di medico, ho ascoltato racconti simili. 

Il libro, coraggiosamente autobiografico, descrive con prosa asciutta e senza concessioni al melodramma il percorso disperato alla ricerca di una soluzione nella Francia dei primi anni 60, quando la parola aborto era impronunciabile: la legge punitiva, l’egoismo maschile, l’ambiguità dei medici, la solidarietà impotente dell’amica ed infine l’incontro con la mammana.

È un libro che rivendica con fierezza il diritto delle donne di scegliere come condurre la propria vita e di come conquistare il diritto all’autodeterminazione. Dice Ernaux: “Non esistono verità inferiori. Se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei ad oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile di questo mondo”.

Ho vissuto, in Italia, gli anni precedenti il 1978 ed ho avuta la fortuna di ascoltare i racconti delle donne sulle loro gravidanze, sulle fatiche e sugli aborti che tutti in famiglia conoscevano, ma dei quali non si poteva parlare. Esperienze vissute quasi sempre da sole.

L’aborto clandestino al quale erano costrette migliaia di donne ogni anno è stata la vergogna del nostro paese fino alla promulgazione della legge 194 (22 Maggio1978), che ha offerto alle donne una soluzione degna di un paese civile ad un problema estremamente serio.

Quelli che adesso parlano di sacralità della vita o di solitudine della donna nel caso di aborto medico sono gli stessi che negli anni dell’aborto clandestino si distinguevano per un silenzio assordante nel migliore dei casi o per condanne penali e morali nel peggiore.

Coloro che si apprestano a governare l’Italia hanno assicurato che la legge 194 non sarà cambiata né  ostacolata, ma non posso non ricordare che alcuni segnali poco rassicuranti sono già arrivati: su quelli della Liguria sono intervenuto l’altro giorno, e ora altri ancora arrivano dal Piemonte e da altre parti. Questi si aggiungono ai messaggi che vengono dalle frange più conservatrici della politica italiana sulla scia di quelli provenienti dagli Stati Uniti, dall’Ungheria, dalla Polonia. Speriamo bene.

Ovviamente non dimentico, per quello che riguarda l’Italia, la posizione intransigente della Chiesa cattolica, peraltro assolutamente prevedibile, ma confido sempre nella frase – Libera Chiesa in Libero Stato.

Apprendo ora, con piacere, che alla Ernaux è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura: riconoscimento pienamente meritato! Spero che il Premio contribuisca a promuovere la diffusione del libro, che, al di là degli indubbi meriti sul piano letterario, è importante anche come ottimo mezzo di conoscenza di una realtà ancora in gran parte ignorata.  Spero che anche questo contribuisca a mantenere il livello di civiltà acquisito, e che i cambiamenti politici e culturali non ci ricaccino nelle fasi buie descritte dalla Ernaux da cui in Italia siamo usciti grazie alle L. 194/78.

Corrado Melega
Consulta di Bioetica, Sezione di Bologna