Quella bimba ha davanti a sé solo sofferenze: i giudici hanno pensato al suo miglior interesse

Quella bimba ha davanti a sé solo sofferenze: i giudici hanno pensato al suo miglior interesse.

LA VERITÀ È CHE LA MALATTIA DELLA PICCOLA NON HA ALCUNA TERAPIA,
LA SANITÀ ITALIANA RISCHIA NUOVE FIGURACCE

l nostro paese sta vivendo in questi giorni due importanti e paradigmatiche vicende bioetiche. Entrambe riguardano la vita, una all’inizio ed una alla fine. Mi riferisco al destino della neonata inglese Indi, affetta da patologia incurabile che potrebbe addirittura arrivare nelle prossime ore nel nostro paese in un disperato quanto inutile tentativo di cura e all’ennesima storia di fine vita della signora romana Sibilla che è stata costretta ad andare in Svizzera per trovare la morte che desiderava e le avrebbe dovuta essere riconosciuta anche in Italia.

Anche il solo scenario di questa sorta di disperato turismo sanitario con aerei che idealmente si in- crociano nei cieli del nostro paese – tra partenze e probabili arrivi- sarebbe sufficiente per farci comprendere la complessità e la delicatezza dei temi in ballo. Una domanda più di altre unisce le due vicende; la vita è comunque un bene? Indi ha un destino – di morte precoce – già segnato. Il poco tempo (settimane, mesi) che comunque le rimarrebbe, sarebbe caratterizzato dall’immobilità, dalla necessità di essere ventilata e nutrita artificialmente e qualora non sedata, dalla sofferenza fisica. An- che se probabilmente interverrà anche un danno cerebrale che fortunatamente la renderà incosciente. A nulla potrebbe servire la immediata disponibilità offerta dall’ospedale pediatrico della Capitale dopo che alla piccola è stata riconosciuta la cittadinanza italiana. In proposito, la presidente Meloni intende provvedere anche nella stessa maniera per tutti gli altri bambini ammalati del terzo mondo o delle zone di guerra, che tanto hanno bisogno – loro si – di cure urgenti?

La malattia della piccola Indi non ha una terapia, neanche sperimentale, in particolare se si presenta così precocemente. I medici inglesi – di uno dei più importanti ospedali pediatrici a livello mondiale – hanno così purtroppo dovuto riconoscere. I giudici dell’Alta Corte Britannica non hanno potuto pertanto fare altro che decidere che il miglior interesse della bambina – il best interest che governa ormai da decine di anni le decisioni in materia bioetica e giuridica anglosassone, ma anche presente nella Convenzione dei diritti del bambino delle Nazioni Unite – sia quella di sospendere ogni terapia di supporto esclusa la sedazione e la- sciar morire la neonata. Due considerazioni. Il fatto che la comunità medica internazionale non ha assolutamente sollevato alcun dubbio sulla decisione, non avrebbe dovuto spingere il nostro governo e relativo ospedale italiano verso una valutazione più prudente? L’Italia, il paese purtroppo noto al mondo per le vicende pseudo sanitarie Di Bella, Vannoni, Stamina, poteva evitare una nuova ribalta in materia di vane speranze di cura?

I genitori hanno assoluto potere decisionale sul loro figlio? Ovviamente no, la loro responsabilità genitoriale si ferma davanti all’interesse del minore. Diversamente potrebbero – ad esempio in materia sanitaria – impedire le vaccinazioni obbligatorie o an- che una terapia appropriata o una urgente trasfusione di sangue.

In definitiva siamo di fronte ad una posizione ideologica assunta dall’attuale maggioranza di governo – che su questi temi etici tenta di mantenere la sua impronta identitaria, non riuscendo a farlo su tutti gli altri – che potrebbe solo complicare la naturale vicenda clinica della povera neonata.

Va detto che posizioni simili sono state assunte nel passato anche dai governi italiani di diverso orientamento. D’altronde, la segretaria del maggior partito di opposizione – richiesta di un parere sulla vicenda- si è lanciata in una improvvida risposta che si può sintetizzare in “non conosco la vicenda, non ho competenze in materia, ma se c’è una speranza di cura è giusto tentare”. Un consiglio non richiesto: se prima dichiari di non conoscere la vicenda e di non avere competenze specifiche – il che è grave per un politico che rappresenta l’opposizione – è meglio non esprimersi del tutto.

D’altronde l’assoluta assenza di una visione globale sui temi etici del campo progressista – con la relativa incapacità di prendere posizioni – si riscontra anche nell’altra vicenda. Sibilla, regista e attrice romana, ha incontrato la resistenza – riteniamo ideologica – della sanità regionale laziale, nella sua richiesta di suicidio assistito. Ma sulla sua vicenda non vi è stata finora una posizione netta ed unitaria delle forze politiche di opposizione, ne locali ne nazionali. Premetto che chi scrive è il consulente medico del collegio legale di Sibilla che – come noto- si era affidata all’Associazione Luca Coscioni per la sua battaglia. Senza voler entrare in aspetti troppo tecnici, è sufficiente ricordare che circa le condizioni di Sibilla ci sono due pareri assolutamente divergenti emessi da due differenti comitati di esperti che hanno visitato Sibilla. Lascerei il giudizio ai tanti che hanno visto i vari video in cui Sibilla ha dimostrato – forse meglio di tante perizie e controperizie – la sua penosa condizione. Credo sia sufficiente ricordare la sua dipendenza dall’ossigeno – che ha dovuto mantenere anche durante il viaggio in aereo verso Zurigo – e da una potente terapia antalgica a base di farmaci di derivazione morfinica. Ma oltre il singolo caso, dobbiamo purtroppo , ancora una volta, sottolineare l’inerzia del legislatore, già richiamata dalla Consulta in occasione del- la sentenza DjFabo/Cappato. Sarà ancora la supplenza della Corte Costituzionale a rimediare all’immobilismo del Parlamento?

Mario Riccio

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9/11/2023 – pag. 9

 

 

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