Lo scontro sulle vaccinazioni diventa di stretto carattere politico. In discussione ci sono le misure per rendere più cogente l’obbligo vaccinale partendo dagli ultimi preoccupanti dati di adesione alle pratiche vaccinali che mettono in pericolo l’immunizzazione complessiva della popolazione (c.d. immunità di gregge).
Le vaccinazioni, lo ricordiamo, vengono distinte tra obbligatorie e raccomandate. Nel nostro paese le vaccinazioni obbligatorie – per tutti i nuovi nati – sono la vaccinazione antidifterica, antitetanica, antipolio e antiepatite B. Ci sono, inoltre, alcune vaccinazioni obbligatorie solo per alcune categorie di lavoratori.
Le vaccinazioni raccomandate – sempre per i nuovi nati – sono, tra le altre e destinate ad aumentare, quelle contro il morbillo, la parotite, la rosolia, haemophilus B, lo pneumococco, il meningococco C e l’HPV. Alcune di queste sono raccomandate anche a alcuni tipi di lavoratori.
Le vaccinazioni obbligatorie costituiscono dei veri e propri trattamenti sanitari obbligatori, oggi non “coercibili” o “meramente obbligatori”. Non possono cioè essere imposte con l’utilizzo della forza da parte dell’autorità sanitaria. E’ il risultato di un percorso accidentato. Ricordiamo che fino al 1981 l’inosservanza della vaccinazione antipolio, antitetanica e antitifica – la vaccinazione contro l’epatite B è stata introdotta solo nel 1992 – erano sanzionate penalmente e, solo successivamente, trasformate in sanzioni amministrative indirette.
Altre misure sanzionatorie sono state quelle relative alla richiesta vaccinale come requisito per la fruizione di determinati servizi pubblici come l’iscrizione alla scuola dell’obbligo con la conseguente possibilità, a fronte del rifiuto dei genitori, di sospendere la potestà parentale e fare effettuare la vaccinazione.
Infine, dal 1999, la mancata esecuzione delle vaccinazioni sui minori non comporta più il rifiuto dell’ammissione a scuola ma solo una segnalazione all’azienda sanitaria locale per “gli opportuni e tempestivi interventi” che, però, escludono la coercitività della prestazione vaccinale.
Negli ultimi quindici anni i “piani nazionali vaccini” – atti normativi di carattere amministrativo e non legislativo – hanno più volte segnalato l’importanza di superare il concetto di obbligo vaccinale a favore del concetto di raccomandazione.
L’orientamento attuale è quello di tornare all’obbligo vaccinale come requisito per l’accesso alle scuole.
Dopo alcune discutibili iniziative regionali (Emilia Romagna) e dopo alcuni ddl presentati da vari parlamentari il ministro della salute ha preannunciato un decreto legge recante varie misure tra le quali l’obbligo certificativo e il superamento della storica distinzione tra vaccinazioni obbligatorie e raccomandate.
La preoccupazione è che questo delicato e importante argomento stia diventando terreno di mero scontro politico tra maggioranza e opposizione e lo strumento la decisione della decretazione di urgenza contribuisca ancora di più alla strumentalizzazione del problema.
Seguiremo con attenzione gli sviluppi.
Alleghiamo i vari disegni di legge presentati.
Luca Benci