La Chiesa sta dimostrando in molte forme la volontà di portare avanti una comunicazione chiara e vicina alle esigenze dei suoi seguaci, il Papa è su Twitter e sta cercando in tutti i modi popolarità vendendo un’immagine di buon pastore, comprensivo, al passo con i tempi, sorridente e paterno.
Un Papa aperto al dialogo anche su argomenti da sempre scottanti per la Chiesa, come l’aborto e il fine vita. Un Papa che vuole illuminare la strada ai suoi fedeli.
Nella Lettera apostolica Misericordia et Misera, pubblicata il 21 novembre 2016, tra le disposizioni contenute quella che ha avuto l’effetto più risonante è stata certamente l’estensione in modo stabile a tutti i confessori della possibilità di assolvere il peccato di aborto procurato e contemporaneamente di rimettere la scomunica latæ sententiæ a esso legata. L’aborto che, in determinate circostanze, non è un reato per la legge italiana, rimane sì un peccato, ma la donna può essere assolta dal suo confessore, senza più dover ricorrere a un Penitenziere.
Don Francesco Pieri è indubbiamente un prete moderno. Scrive post su Facebook. È un parroco e insegna in un liceo e nella Facoltà teologica dell’Emilia Romagna.
Ma qualche sera fa don Pieri scrive su Facebook: “Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o Emma Bonino?”
E questo è un fatto molto grave. Anche se la Diocesi ha ingoiato questo macigno con disinvoltura e don Pieri non è stato sospeso da nessuna delle sue attività, perché: “Dobbiamo riprendere la questione all’interno – come ha spiegato il responsabile della comunicazione della Facoltà, Paolo Boschini – il codice deontologico al momento non prevede cosa fare e cosa dire. Dobbiamo pensare a una nuova situazione non prevista dai nostri regolamenti interni”.
Un fatto di enorme gravità morale, non previsto dai regolamenti interni, ha creato una nuova situazione non prevista dal codice deontologico.
Nessuno scandalo per queste parole, ma solidarietà. Quindi don Pieri non è una mosca bianca o un prete che interpreta malamente il suo ruolo, è assolutamente coperto dai suoi sodali e, a quanto risulta, neanche il Vaticano, sempre così illuminato, ha proferito verbo.
È questo il lato oscuro della Chiesa, un lato potente dietro una facciata di luminosa cartapesta. Basta che parli un qualunque don Pieri e l’incrinatura è già evidente. E tutti gli altri tacciono, perché gli manca un articolo nel Codice deontologico. Proprio quell’articolo che avrebbe rimesso tutto a posto.
Emma Bonino ha risposto con correttezza e signorilità dicendo: “Immagino che Don Pieri abbia fatto il mio nome per rappresentare milioni di donne che hanno subito in un modo o nell’altro il trauma dell’aborto, l’offesa quindi non l’ha rivolta a me ma a milioni di donne”, aggiungendo inoltre che “Gli insulti qualificano chi li fa non chi li riceve”.
Invece, proprio rivolgendosi al lato oscuro della Chiesa, in questa situazione così ben evidenziato, sarebbe forse stato opportuno ribattere a don Pieri e al mondo che rappresenta chiedendo: “Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o la Santa Inquisizione?”, o anche: “Ha più vittime sulla coscienza Totò Riina o la pedofilia clericale?”
Se la Chiesa ha davvero voglia di fare chiarezza gli spunti non le mancano.
Maria Teresa Busca
Consulta di Bioetica