Una graphic novel per raccontare la storia di Eluana Englaro in un modo molto accattivante, mettendo a confronto la vita di Eluana e quella di una coetanea, nata lo stesso giorno, alla stessa ora, nella stessa clinica.
Nei 6233 giorni, che equivalgono a 17 anni e 22 giorni, in cui Eluana è rimasta in stato neurovegetativo persistente la coetanea conduce le sue battaglie civili, si innamora, si sposa e diventa madre: vive una vita piena e ricca.
Lo spunto narrativo è molto interessante perché riporta, attraverso la narrazione alternata, le fasi della vita di una giovane donna, contrapposte alla totale assenza di vita di Eluana ferma nel suo letto mentre il padre, facendosi suo portavoce, passa da un tribunale all’altro per chiedere il diritto all’autodeterminazione per la figlia. I personaggi sono disegnati con forza.
Notevoli le facce dei medici che parlando tra di loro degli Englaro, li definiscono una famiglia strana. Commovente è l’attacco, con Eluana al volante dell’auto, non si vede mai il suo viso, e ogni curva che la macchina fa è sottolineata da una frase della lettera, colma d’amore, che la giovane scrisse ai genitori neppure un mese prima di quella tragica sera. Anche la morte di Eluana, comunicata al padre dal medico in dialetto friulano, è rappresentata dal volo di una colomba, quasi a sancire una ritrovata libertà.
La storia è nota, Eluana fu, come disse il padre, condannata a vivere, perché soltanto nel 2008 Beppino Englaro troverà accoglimento alla sua richiesta di sospensione di idratazione e nutrizione che verranno riconosciute come trattamenti medici e quindi necessitanti di consenso informato. Nel 2009 Eluana sarà trasferita in un’altra clinica dove verrà attuato il protocollo previsto.
L’Italia si divise sul caso Englaro, i movimenti pro-life intrapresero delle iniziative molto aspre, non furono risparmiate parole molto forti a Beppino Englaro.
L’allora capo del Governo, Silvio Berlusconi, dopo inopinate e imbarazzanti dichiarazioni personali sullo stato di salute di Eluana cercò di intervenire con un decreto per impedire l’attuazione della sentenza, ma il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si rifiutò di firmare.
Tutta la vicenda è ricordata in lungo colloquio di Valentino Sergi con Beppino Englaro che pone termine al libro. Englaro parla chiaramente di autodeterminazione, ricordando come questa non abbia nulla a vedere con l’eutanasia.
La lettura del volume porta ulteriori riflessioni su questo argomento che oggi è tornato alla ribalta con undici proposte di legge. Il caso Englaro ha portato alla luce in modo drammatico e coinvolgente il nodo dell’autodeterminazione che ancora oggi attende di essere sciolto. Può una persona deliberare sul suo fine vita? È possibile lasciare le proprie direttive e non dove attende per anni costretti in realtà impietose? Ancora no. Ancora non è possibile scrivere la parola fine alla propria avventura esistenziale.
La possibilità che è stata negata a Eluana per 6233 giorni può essere ancora negata.
Certamente la vicenda Englaro, avendo avuto un grande impatto sull’opinione pubblica, ha insegnato tanto a molte persone e ha acuito le polemiche che sull’argomento non mancano mai. Ha creato inoltre un precedente giuridico.
Sarebbe forse opportuno, proprio alla luce di questi avvenimenti potersi distaccare dalla classica divisione tra sacralità e qualità della vita.
Anche chi ritiene la vita sacra, e forse ancora di più, dovrebbe desiderare una vita colma di dignità e una fine che rispecchi i sentimenti provati nel cammino, sovente complesso, della propria esistenza.
Come ogni scrittore cerca il finale più adeguato al suo romanzo, e ogni compositore di musica nel finale di una sinfonia riprende tutti i temi, così ogni persona dovrebbe poter scrivere la parola fine in totale sintonia con quell’opera d’arte che è stata la sua vita.
Maria Teresa Busca
Eluana 6233 giorni
Claudio Falco, Marco Ferrandino, Martina Sorrentino -001 EDIZIONI 2015