I Big Data la ricchezza del nuovo millennio – di Fiorello Casi

Si apre una nuova rubrica su “Etica e nuove tecnologie”.

Il primo articolo è dedicato ai Big Data che rappresentano la ricchezza del nuovo millennio.

“Big Data” è un termine che ha una recente istituzionalizzazione nel settore dell’ICT (Information and Communications Technology), anche se questo genere di metodologia di gestione e analisi dei dati ha una origine più datata. La data più importante per la definitiva affermazione dei Big Data come nuova realtà emergente nel panorama tecnologico è quella del maggio 2013, grazie all’affermarsi e al diffondersi di nuove aziende basate sulla gestione e analisi dei dati, eventi commerciali nazionali e internazionali dedicati, sviluppo di tecnologie e diffusione di infrastrutture e piattaforme tecnologiche dedicate. Come tutte le tecnologie in via di sviluppo e di consolidamento non esiste ancora un modo completamente condiviso per descrivere con puntualità cosa si intenda quando si parla di Big Data.

Nel contesto commerciale la definizione di Big Data si richiama al cosiddetto principio delle tre V. I Big Data sono un segmento del mondo ICT che si occupa della raccolta, gestione e analisi dei dati che hanno le (elevate) caratteristiche di volume, varietà e velocità. Volume: la quantità di dati oggetto di raccolta e gestione possiede delle dimensioni tali per cui sono necessarie specifiche apparecchiature e strutture hardware; le unità che esprimono tali dimensioni passano immediatamente dai gigabyte (109 byte) e terabyte (1012 byte) ai petabyte (1015 byte) e yottabyte (1024 byte). Varietà: i dati sono disponibili in forme organizzate e strutturate e in forme non omogenee e non strutturate. Ciò rappresenta un fatto inedito e di notevole ostacolo per le tradizionali tecniche di gestione dei database. Velocità: questo aspetto si applica a due fasi distinte, se pur complementari, legate al trattamento dei dati; quello della loro raccolta e quello della loro analisi. Successivamente alle tre V se n’è aggiunta una quarta: la Veridicità. Con essa ci si riferisce alla affidabilità dei dati raccolti e al loro veritiero utilizzo per supportare processi decisionali in maniera proficua. Si tratta di una definizione tecnologica che descrive il campo di applicazione dei Big Data. È facile intuire come questa nuova disciplina nel trattamento dei dati si collochi trasversalmente a tutti i settori della ricerca, sia scientifica che sociale; gli studiosi e i ricercatori di diversa estrazione che si occupano di questo fenomeno, o col quale si trovano a interagire, ritengono che ciò che rende molto interessanti i Big Data sono le nuove potenzialità che garantisce questa tecnologia.

Quello che ci si propone in questa sezione e in altre che seguiranno, è di tentare una ricognizione sullo stato dell’arte di queste nuove tecnologie e di coglierne gli elementi caratterizzanti l’attuale epoca, di enorme sviluppo tecnologico, col fine di verificare l’esistenza di condizioni che ne delineino una concreta e inedita frattura con il paradigma precedente.

Le realizzazioni della tecnica, soprattutto dai primi anni di questo secolo, hanno rivoluzionato in modo evidente molti aspetti della vita degli individui, il loro modo di pensare e la loro convivenza. Gli elementi per ritenere che sia in atto una nuova rivoluzione epocale, l’ultima di una serie di tappe fondamentali per la storia dell’umanità, sono numerosi ed evidenti.

Come il passaggio dal nomadismo alla stanzialità, con i mutamenti che ciò comportò nella vita degli uomini, queste svolte hanno impresso alla storia dell’umanità nuove direzioni e accelerazioni inimmaginabili fino al loro divenire. Basti pensare a rivoluzioni più recenti, quali l’avvento, nel XIX secolo, della macchina a vapore, che ha sostituito la fatica muscolare, principalmente umana ma anche animale, mutando completamente i sistemi e i rapporti di produzione e imprimendo un’accelerazione alla realizzazione di manufatti inimmaginabile fino a pochi anni prima. Mentre il secolo appena trascorso ha visto, invece, l’affermarsi della comunicazione di massa.

Con la fine dell’ottocento la stampa perde il monopolio nel mondo della comunicazione. La fotografia, la riproduzione sonora e il cinema incrementano quantitativamente e modificano qualitativamente il passaggio dell’informazione, qualificandosi come nuova esperienza per tutti gli uomini. Il telegrafo e il telefono, inoltre, annullano il tempo di comunicazione e ne dilatano lo spazio verso la globalità. Il concetto del nuovo sistema delle comunicazioni di massa rende bene l’idea degli apparati della produzione culturale (radio e televisione) e delle loro interazioni con le altre istituzioni come l’economia e la politica. Questa nuova rivoluzione è caratterizzata innanzitutto anch’essa da un importante sviluppo tecnologico. Tuttavia sono presenti in modo importante anche aspetti quali: 1) l’essere prodotta da un’organizzazione formata da professionisti della comunicazione, 2) raggiungere un numero di persone elevatissimo, che non hanno relazioni tra di loro e 3) dalla mancanza di prossimità tra emittenti dei messaggi e pubblico.

Oggi stiamo assistendo allo sviluppo della informatizzazione interattiva, resa possibile dalla combinazione dell’informatica e della telematica, le quali già da tempo sono in grado di aumentare in modo enorme l’informazione, modificare modalità di pensiero e rendere possibile la fruizione di mondi virtuali. All’interno di questi profondi mutamenti, indotti dal complesso tecnologico attuale, il nostro intento è quello di tentare di individuare quali di essi possono essere in grado di determinare una frattura col paradigma vigente e quali, invece, potranno sopravvivere all’interno di un mutato scenario epistemologico. Oggi la realtà non sembra più obbedire solo alle leggi dell’oggettività, così come le grandi periodizzazioni del passato, delle filosofie della storia ma, con l’avvento delle nuove tecnologie telematiche, sembra in qualche modo anch’essa divenire il prodotto di tutti i soggetti connessi alla Rete. Questa inedita esperienza circa il divenire storico si accompagna allo stesso tempo con il disagio circa l’impossibilità di controllarne le infinite variabili, la conflittualità diffusa, l’emergere del potere e i condizionamenti stessi delle tecnologie usate, che mutano e amplificano diverse capacità umane, annullano i limiti fisici del tempo e dello spazio, forniscono precise indicazioni per la programmazione, cambiano sostanzialmente la qualità, i ritmi, i sistemi lavorativi e quelli della produzione.

L’indagine che tenteremo di svolgere riguarda gli effetti che questi radicali mutamenti possono produrre nella auspicabile liberazione e evoluzione della società, nelle risposte che essi sono in grado o meno di offrire agli interrogativi profondi dell’uomo e, al contempo, articolare una riflessione sugli effetti, manifesti e latenti, che ciò comporterà nella trasformazione dei modelli culturali nell’ambito della società, della politica e dell’etica.

Le enormi possibilità offerte dalla rapida diffusione di un nuovo modello computazionale, resosi disponibile dai primi anni di questo secolo, ha visto il propagarsi di una nuova disciplina o, per meglio dire, di un arcipelago di nuovi strumenti tecnologici raggruppati, coerentemente, intorno alla denominazione, sicuramente provvisoria, di “Big Data”. Infatti, negli ultimi anni si sta assistendo a una pervasiva diffusione delle reti digitali e di Internet, anche nei paesi in via di sviluppo, a una maggiore accessibilità dei sistemi di comunicazione mobile e a grandi innovazioni in ambito scientifico, tecnologico e sociale. A queste trasformazioni sta facendo seguito un aumento esponenziale di dati che sono disponibili, sempre più spesso in tempo reale e accessibili tramite diversi canali e generati da differenti dispositivi tecnologici. Questi dati, caratterizzati da una velocità di trasmissione elevata e da una frequenza con la quale vengono generati molto superiore al recente passato, aprono nuove possibilità per governi, imprese pubbliche e private, no-profit, mondo accademico e singoli cittadini, nell’identificare problemi e nell’analizzare, monitorare e valutare progetti con cui risolverli. Inoltre, avendo a disposizione una quantità elevata di informazioni, diventa possibile trovare soluzioni innovative, potenzialmente contro-intuitive e non ovvie, in risposta ai bisogni rilevati.