DISABILITA’ NEUROLOGICA E SUICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO

Il dibattito sul suicidio medicalmente assistito (SMA) è tra i più attuali nell’ambito dell’etica clinica. Rappresenta una sfida all’impostazione invalsa nelle professioni sanitarie, dal momento che il Codice di Deontologia è già stato emendato alla luce della Sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019.

Questa ha dichiarato l’illegittimità di parte dell’art. 580 del Codice Penale: non è punibile chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputi intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”, ove tali condizioni siano state verificate dal SSN, “previo parere del comitato etico territorialmente competente”. La Consulta è andata oltre la L. 219/17 che garantisce il diritto di non iniziare o di sospendere i trattamenti, riconoscendo che per gli artt. 2, 13 e 32 della Costituzione non c’è più “un’unica modalità per congedarsi dalla vita”. Per alcuni la Sentenza è stata eccessiva, per altri troppo cauta. In attesa di una legge ad hoc, nel 4° anniversario della Legge Regionale n. 7 (01/04/2019) “Disposizioni per garantire una buona vita fino all’ultimo e l’accesso alle cure palliative nella regione Marche”, e dopo che “Mario”, il cittadino marchigiano che, primo in Italia, ha fatto ricorso al SMA, il Convegno intende approfondire il problema della morte assistita tenendo presente le nuove richieste emergenti da parte di persone con disabilità neurologiche.

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