Comunicato stampa: IL NUOVO CODICE INTERNAZIONALE DI ETICA MEDICA DELLA WORLD MEDICAL ASSOCIATION:

COMUNICATO STAMPA n. 12/2023

Torino, 14 agosto 2023

IL NUOVO CODICE INTERNAZIONALE DI ETICA MEDICA
DELLA WORLD MEDICAL ASSOCIATION:

1° IL DOVERE PRIMO DEL MEDICO È PROMUOVERE LA SALUTE, NON PIÙ RISPETTARE LA VITA;
2° L’OBIEZIONE DI COSCIENZA NON DEVE OSTACOLARE I BISOGNI DI SALUTE DEL PAZIENTE.

LA DEONTOLOGIA MONDIALE IN LINEA CON QUANTO SOSTENUTO DALLA CONSULTA DI BIOETICA CON LA CAMPAGNA
“IL BUON MEDICO NON OBIETTA”: ORA SI CAMBI ANCHE IN ITALIA

Dopo la pausa forzata imposta dalla pandemia Covid-19, nella prima Assemblea Generale tenuta in presenza a Berlino nell’ottobre 2022, la World Medical Association ha approvato all’unanimità la 5a versione del Codice Internazionale di Etica Medica dopo quelli di Londra 1949, Sidney 1968, Venezia 1983, Pilanesberg 2006.Come chiarito nel preambolo, il nuovo Codice si propone di essere “un canone di principi eCci per i membri della professione medica a livello mondiale”. Il testo del nuovo Codice è stato pubblicato all’inizio di quest’anno sul World Medical Journal (vol. 68, 2022) e è ora reperibile anche sul sito: hps://www.wma.net/policies-post/wma-internaConal-code-of-medical-ethics/.

Pur richiamandosi alle versioni precedenti, la nuova versione del Codice è molto più articolata delle altre in quanto prevede anche i doveri verso le generazioni future, gli studenti di medicina, la società in generale: quelle erano molto stringate con precetti diretti ai punti chiave contenuti in un paio di pagine, mentre ora questa è molto più ampia e presta grande attenzione sia all’articolazione del quadro teorico complessivo sia a introdurre “new modern and gender inclusive language” (resoconto nel WMJ, p. 25) e a far sì che il Codice possa essere “applicabile nelle diverse culture e nei diversi sistemi politici”.

Sul piano normativo due sono le maggiori novità che meritano di essere qui segnalate.

 

  1. L’articolo 1 recita: The primary duty of the physician is to promote the health and well-being of individual patients by providing competent, timely, and compassionate care in accordance with good medical practice and professionalism (il dovere primo del medico è promuovere la salute e il benessere di individui pazienti fornendo loro cura competente, tempestiva e premurosa secondo quanto previsto dalla buona pratica medica e della professionalità”: traduzione mia).
    Mentre ancora nel Codice 2006 (come nei precedenti) il primo dovere del medico verso il paziente era “l’obbligo di rispettare la vita umana” (A PHYSICIAN SHALL always bear in mind the obligation to respect human life), ora il dovere primo diventa la promozione della salute e del benessere dei singoli pazienti, e la locuzione “rispetto della vita umana” compare solo nel comma 3 dell’articolo 1 in cui si afferma che: “il medico deve prendersi cura (care) con sommo rispetto della vita umana e della dignità, come dell’autonomia e dei diritti del paziente” (The physician must provide care with the utmost respect for human life and dignity, and for the autonomy and rights of the patient).
    Come si vede, la “vita umana” non è più da rispettare in sé e di per sé, perché “vita umana”, ma il rispetto dovuto è all’interno del “provide care”, ossia del “prendersi cura”: è in questo contesto di “care” che va prestato rispetto sommo alla vita umana e alla dignità, come anche all’autonomia del paziente e ai suoi diritti. È opportuno sottolineare che il “sommo rispetto” (utmost respect) è dovuto sia alla vita umana sia alla dignità, e che l’ordine di presentazione non stabilisce affatto una gerarchia di valori – anche perché oltre alla dignità c’è poi da rispettare l’autonomia e i diritti del paziente.
    Basta questo punto per capire che ormai anche a livelli ufficiali la medicina abbia abbandonato il vitalismo ippocratico, e imboccato la strada che la Consulta di Bioetica Onlus ha sostenuto.
  2. L’altra novità che merita di essere segnalata è logicamente conseguente al punto rilevato: se il dovere primo è promuovere la salute (intesa in senso psico-fisico) e il benessere del paziente, allora la medicina non ha più una base biologica fissa e immutabile, ma è attività che deve prestare grande attenzione alle diversità culturali e sociali. In questo senso, da una parte come già ricordato l’elaborazione del Codice ha prestato grande attenzione al “new modern and gender inclusive language”, e dall’altra l’art. 2 ha subito sottolineato che “Il medico deve esercitare la medicina in modo leale e giusto e fornire l’assistenza (care) basata sui bisogni di salute del paziente senza pregiudizi o impegni con condotte discriminatorie sulla scorta di età, malattia o disabilità, credi, origine etnica, genere, nazionalità, appartenenza politica, razza, cultura, orientamento sessuale, posizione sociale o qualsiasi altro fattore” (The physician must practise medicine fairly and justly and provide care based on the patient’s health needs without bias or engaging in discriminatory conduct on the basis of age, disease or disability, creed, ethnic origin, gender, nationality, political affiliation, race, culture, sexual orientation, social standing, or any other factor).

Il fatto che l’art. 2 stabilisca che il medico deve dare una risposta pronta e efficace, senza pregiudizi e senza condotte discriminatorie, ai “bisogni di salute del paziente” come individuati dalla buona pratica medica ha conseguenze decisive anche sulla pratica della “obiezione di coscienza”. Quando il medico aveva come dovere primo il rispetto della vita, era scontato che il medico potesse fare obiezione ogniqualvolta intravvedesse un qualche minimo contrasto con la “vita” senza che neanche gli fosse richiesta ragione. Ora, invece, il dovere primo è dare risposta ai “bisogni di salute” del paziente, e quindi il fare obiezione non è più né ovvio né scontato, e può essere ammesso solo a patto che sia data risposta alle esigenze di salute.

Per questo l’art. 29 (comma 1) parte affermando che “questo Codice presenta i doveri morali del medico” e che quindi non ci sono altri presunti doveri “esterni”. Si riconosce altresì che “su alcune tematiche ci sono profondi dilemmi morali” derivanti da “credenze di coscienza in conflitto” (conflicting conscientious beliefs). A fronte di queste difficoltà, il comma 2 subito precisa che “il medico ha un obbligo morale a ridurre al minimo l’interruzione della cura del paziente” (The physician has an ethical obligation to minimise disruption to patient care). Appena dopo chiarisce anche che “l’obiezione di coscienza del medico nei confronti di un qualsiasi intervento medico previsto dalla legge può essere esercitata solo se il paziente in questione non è né danneggiato né oggetto di discriminazioni e se la sua salute non è messa in pericolo” (Physician conscientious objection to provision of any lawful medical interventions may only be exercised if the individual patient is not harmed or discriminated against and if the patient’s health is not endangered).

Già qui l’obiezione di coscienza a interventi previsti dalla legge è qualcosa di eccezionale che può essere esercitata solo a precise condizioni. Ma non solo l’obiezione è un’opzione ben delimitata, ma il comma 3 stabilisce che “il medico deve immediatamente e con rispetto informare il paziente di questa sua obiezione [di coscienza] e del diritto del paziente stesso di consultare un altro medico competente e fornire informazioni sufficienti per far sì che il paziente riceva il consulta in modo tempestivo” (The physician must immediately and respectfully inform the patient of this objection and of the patient’s right to consult another qualified physician and provide sufficient information to enable the patient to initiate such a consultation in a timely manner).

Il risultato finale di questo combinato disposto è che ora è il medico obiettore a dover giustificare perché fa obiezione, che anche quando è prevista l’obiezione può essere esercitata solo a precise condizioni (non crea né pericolo per la salute del paziente né discriminazioni) e che comunque il medico deve essere pronto a informare subito e con rispetto il paziente sia che è obiettore sia a dare indicazioni al paziente per come poter ricevere prontamente il servizio. In altre parole, laddove è consentito sul piano legale il fare obiezione non è più qualcosa di nobile o di nobilitante in sé (com’era in passato), ma è un fatto di cui bisogna prendere atto per via della presenza di seri dilemmi morali, né comunque è una prassi con cui il medico può bloccare la risposta ai “bisogni di salute”.

I due punti presentati bastano per cogliere la grande innovatività del nuovo Codice internazionale di etica medica. Altri punti meriterebbero attenzione, ma qui mi limito a osservare che il Codice è stato approvato all’unanimità, cioè senza contrari: il rappresentante del Vaticano ha precisato che su vari temi avrebbe preferito vedere una “diversa formulazione, più consona alle nostre idee” (a different drafting, more consistent with our ideas, cfr. WMJ, p. 25), ma ha comunque ringraziato per l’impegno profuso a trovare convergenze e non ha votato contro.

Sottolineo l’importanza dell’unanimità registrata non solo perché è indice di come l’etica che fa riferimento ai principi morali atti a regolare azioni e condotte resta l’impianto teorico più fecondo e valido anche nella grande varietà di culture, ma anche perché tale unanimità può essere di buon auspicio anche in vista della nuova edizione del Codice di Deontologia Medica italiano, il cui aggiornamento è imminente.

L’ultima edizione risale ormai a un decennio fa (2014) e com’è noto nel 2024 ricorre il centenario dalla prima edizione nazionale del Codice stesso (1924): un’occasione per mettere il nostro Codice in linea con le proposte della WMA e soprattutto per intervenire sull’obiezione di coscienza, pratica che troppo spesso è diventata di comodo. Già due decenni fa con lungimiranza la Consulta di Bioetica lanciò la campagna “Il buon medico non obietta”: quella proposta viene ora in pratica sostenuta anche dalla WMA e deve trovare spazio concreto nella deontologia.

Maurizio Mori
Presidente

1 thoughts on “Comunicato stampa: IL NUOVO CODICE INTERNAZIONALE DI ETICA MEDICA DELLA WORLD MEDICAL ASSOCIATION:”

  1. Sono davvero felice di questa nuova formulazione e che sia stata raggiunta l’unanimità. È di buon auspicio anche per la muova formulazione del codice etico italiano, anche se si sa che in Italia è sempre tutto più complicato.
    Grazie per il vostro lavoro!

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