Charlie Gard: la posizione della Consulta di Bioetica onlus

Caso Charlie Gard:
tanto di cappello ai medici che hanno a cuore l’interesse di Charlie!
Si potrà discutere se la sospensione delle terapie lo sia o no, ma basta al vitalismo in salsa populista dei cattolici italiani che sostengono l’accanimento terapeutico e la sperimentazione selvaggia

Affetto da grave e inguaribile malattia mitocondriale, Charlie Gard è in terapia intensiva dalla nascita e da qualche mese i medici e infermieri britannici hanno ritenuto che fosse meglio sospendere i trattamenti. Constatata la netta contrarietà dei genitori, si sono rivolti alle Corti: dopo tre gradi di giudizio unanime delle Corti britanniche a favore della sospensione delle terapie, e un accurato controllo della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha approvato il lavoro svolto, la decisione è rimandata al prossimo 25 luglio per consentire la valutazione di una possibile nuova “terapia”.
In attesa degli ulteriori sviluppi, la Consulta di Bioetica Onlus manifesta il proprio apprezzamento per l’attenzione mostrata dai medici e infermieri dell’Ospedale inglese, che hanno a cuore il benessere del bambino e si sono rivolti ai giudici per poterlo tutelare: tanto di cappello per questo, e auspichiamo che la loro condotta sia di esempio anche in Italia. Sono invece spregevoli gli insulti rivolti da certa stampa vitalista alle Corti, che si arrogherebbero il diritto di condannare a morte un infante.
Si potrà poi discutere quale sia il “miglior interesse” di Charlie, se stia nella sospensione delle terapie che lo tengono in vita, o nel tentare una nuova presunta “terapia”. Resta tuttavia che la soluzione dipende da una decisione umana, e non dalla “natura” o dal “volere divino”, e che in caso di conflitto tra le parti il compito di decidere spetta ai giudici. Non necessariamente i genitori hanno titolo a decidere nell’interesse di Charlie. Infatti, forse anche per la situazione in cui si trovano, i genitori possono essere fuorviati da altri motivi, come eventuali “sensi di colpa” per non avere tentato tutto il possibile.
Sono quindi pretestuose e senza senso le tesi che circolano in Italia circa una presunta ingiusta “condanna a morte” di Charlie, presentato come “vittima sacrificale” di leggi deviate. Queste tesi sono frutto di becero vitalismo in salsa populista.
Altrettanto preoccupanti sono le dichiarazioni del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Gualtiero Bassetti, per il quale “La vita va difesa, va favorita, va aiutata fino in fondo […] ma come non ascoltare il grido di due genitori che invocano in fondo ogni mezzo per salvare la vita del loro figlio? […] Nessuno ha il diritto di intervenire finché ci sono delle condizioni di vita, quindi finché c’è una possibilità di vita umana”.
Ma allora, se si deve intervenire sempre finché c’è una possibilità di vita, quand’è che si dà l’accanimento terapeutico? O in realtà non si dà mai, perché quando si arriva alla scelta di sospendere i cattolici italiani rispondono al dettato vitalista che li porta a sostenere il prolungamento della vita “a tutti i costi”, a prescindere dal miglior interesse dell’interessato?
È vero che in questa fase la medicina può proporre nuove “terapie”, ma al riguardo si deve avere la massima cautela, perché la stampa è troppo incline a illudere l’opinione pubblica circa presunte “terapie miracolose”. In Italia i casi Stamina e Di Bella avrebbero dovuto insegnare qualcosa. In attesa di vedere l’affidabilità della “terapia” del neurologo americano (che pare aver promesso possibilità di miglioramento sostanziale dal 10 al 56% dei casi …), rileviamo come l’offerta dell’ospedale Bambin Gesù di Roma sia durata poco e come su di essa sia subito calato un silenzio-stampa. Infatti, gli stessi proponenti dichiaravano di essere “consapevoli del fatto che la terapia con deossinucleotidi” per la sindrome che ha colpito Charlie era “sperimentale e, idealmente, dovrebbe essere testata su modelli murini”, ma era proposta egualmente perché “non c’è tempo sufficiente per svolgere questi studi e giustificare il trattamento per Charlie Gard”! In altre parole, la proposta era di fare “sperimentazione selvaggia” in violazione e spregio ai protocolli etico-deontologici faticosamente messi a punto da Norimberga in poi ….!
In attesa della conclusione del caso Charlie rinnoviamo la stima per i medici e infermieri dell’Great Ormond Street Hospital che hanno mostrato grande attenzione per il benessere di Charlie, e poiché casi analoghi non mancano auspichiamo che presto anche in Italia si aprano dibattiti simili atti a chiarire i criteri in base ai quali prendere le decisioni di fine vita in situazioni neonatali o pediadriche.

Maurizio Mori
Presidente.

scarica il comunicato stampa 2017 07 lug 17 CHARLIE comunicato