TRIPTORELINA

2018 08 ago 08 TRIPTO_ Mori_Quotidiano SanitaI TERMINI DEL PROBLEMA E UNA PROPOSTA DI SOLUZIONE.

La triptorelina è un farmaco antitumorale utilizzato con successo da diversi anni, finalizzato al trattamento dei sintomi del tumore alla prostata in fase di sviluppo avanzata: attraverso iniezioni intramuscolari, è in grado di ridurre la produzione di alcuni ormoni e, conseguentemente, diminuire i livelli di testosterone nell’organismo.

Se usufruita off label – ossia in modalità diverse dalle indicazioni cliniche iniziali -, la triptorelina è capace di sospendere lo sviluppo puberale nei casi in cui si riscontri una pubertà precoce – o “patologica”. Ciò si rivela quanto mai opportuno al fine di evitare danni permanenti come un abnorme sviluppo osteoarticolare, muscolare e metabolico che può verificarsi in soggetti femminedi età inferiore agli 8 anni, e ai 10 nei maschi.

Da qualche anno si è pensato di ricorrere alla triptorelina,anche per trattare la disforia di genere – la condizione in cui i giovani coinvolti non si “riconoscono” psicologicamente nel sesso assegnatoalla nascita e esprimono un forte desiderio di modificare il proprio corpo sessuato da maschio a femmina o da femmina a maschio o, pure, di vivere in uno stato di ambiguità sessuale, non essendoci una corrispondenza tra sesso e genere percepito. In questi casi si ritiene sia opportuno, o anche indispensabile attendere ancora un po’ di tempo per comprendere quali interventi apportare circa l’eventuale riassegnazione del genere stesso.

Scelte, dunque, difficili e complesse, i cui soggetti agenti sono spesso estremamente fragili e sensibili – al punto da presentare patologie psichiche o psichiatriche, quali disturbi dell’emotività, ansia ingente, anoressia, autolesionismo, tendenza al suicidio, autismo, psicosi, dimorfismo corporeo, drop-out scolastico elevato e simili. Al contempo, questi giovani presentano tratti di precoce maturità che li porta a scelte consapevoli e determinate.

Attualmente, la triptorelina è disponibile dietro semplice prescizione medica a un costo di oltre 2.000 (duemila) euro a trattamento. In pratica è fruibile da chiunque sulla scorta del censo: è in regime di “liberalizzazione” in base alla disponibilità economica.

L’Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA – ha richiesto al Comitato Nazionale di Bioetica – CNB – un parere riguardante l’eticità dell’utilizzo del farmaco in questione, al fine di inserirlo tra i presidi dispensati dal SSN nel caso di trattamento di adolescenti con disforia di genere – DG. Dopo accurate riflessioni e analisi, il CNB ha ritenuto di riservare un ruolo primario alla sofferenza dell’adolescente con DG e pertanto di giustificare l’uso della triptorelina, ispirandosi a un approccio di prudenza e tenendo conto delle seguenti raccomandazioni:

  1. La somministrazione è giustificabile, a livello bioetico, in casi particolari, accertati e valutati, nei quali la diagnosi di DG è stata effettuata da parte di un’équipe multidisciplinare e specialistica;
  2. È opportuno elaborare un protocollo che definisca il percorso diagnostico-terapeutico in cui il farmaco sia utilizzato nel contesto di interventi psicologici, psicoterapeutici e psichiatrici, rivolti a rimuovere cause di sofferenza indotte da motivazioni sociali;
  3. Dal momento che il trattamento si svolge quasi interamente nella minore età, è, inoltre, importante ottenere dal giovane un consenso espresso in modo libero e volontario, con la consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche: al centro, infatti, vi è sempre la tutela della salute psico-fisica del minore;
  4. Ancora, si raccomanda che anche il pediatra abbia un’adeguata formazione su questi temi – vista la crescita esponenziale del fenomeno –, che si effettuino degli studi di sicurezza efficacia e di follow-up fisico-psichico e che, dato il costo e la prolungata durata della terapia, il Servizio Sanitario Nazionale – SSN – preveda una politica di accesso equo e omogeneo, al fine di garantire un’uguaglianza distributiva.

La triptorelina, dunque, consentirebbe la prevenzione di cambiamenti fisici irreversibili della pubertà, che potrebbero essere fonte di estrema sofferenza per l’adolescente con DG, e un futuro utilizzo inferiore di ormoni, all’età di 16 anni, e interventi chirurgici meno invasivi, all’età di 18, eludendo anche comportamenti perniciosi come l’auto-somministrazione di farmaci acquistati online, privi di controllo e monitoraggio specialistico.

Non mancano le obiezioni. Per un verso c’è chi ritiene che si debba mantenere l’attuale regime di liberalizzazione, che la rende fruibile a tutti. D’altra parte c’è chi ritiene che la triptorelina debba essere dichiara eticamente illecita. Assuntina Morresi ha sostenuto questa linea osservando che:

  • il farmaco promuoverebbe un disallineamento tra il corpo e la psiche: lo sviluppo fisico si blocca, mentre psicologicamente e cognitivamente la crescita prosegue, dando luogo a una scissione tra organismo e mente, “quasi come se essi fossero moduli distinti ma componibili di una persona”; il blocco sul piano fisico impedirebbe ai giovani di “esplorare” la propria identità sessuata; e ciò sarebbe fattore di invalidità del consenso informato, in quanto adolescenti così giovani (12-16 anni) non sono in grado di comprendere le implicazioni dell’uso del farmaco, tra cui gli effetti sulla “capacità riproduttiva”. In breve, l’eticità dell’uso off label del farmaco implicherebbe l’accettazione della “manipolazione dell’umano” che ha come logica conseguenza la “cancellazione della differenza sessuale”.

La Consulta di Bioetica Onlus non ha una posizione precisa sul tema e sollecita ulteriori approfondimenti. Il Presidente ha sostenuto la linea di maggioranza del CNB favorevole a affermare in linea generale l’eticità dell’uso off label del farmaco a ben precise e rigorose condizioni: il cambiamento di sesso è una scelta impegnativa che va ben ponderata. Per questo è benvenuto il supporto fornito dal SSN che garantisce anche il trattamento a tutti i richiedenti e non solo a chi ha le possibilità economiche. Il vice-presidente Orlando, in un comunicato stampa, ha sostenuto posizione analoga.

  • Bloccando la pubertà, la triptorelina non consentirebbe ai giovani di “esplorare” la propria identità e le proprie percezioni sull’essere maschio o femmina, immergendoli in una esperienza di “neutralità” di genere;
  • Infine, il consenso informato, nel caso di adolescenti di 12 o 16 anni, apparirebbe piuttosto “astratto”, perché un giovane non sarebbe ancora in grado di comprendere tutte le implicazioni che deriverebbero dalla somministrazione del farmaco, tra cui si annoverano, soprattutto, le conseguenze sulla “capacità procreativa”.

La tritporelina, dunque, secondo Assuntina Morresi, condurrebbe a una vera e propria “manipolazione dell’umano”, “logica conseguenza – afferma la professoressa – della cancellazione della differenza sessuale”, che vede l’introduzione delle unioni civili, la filiazione dei singoli e delle coppie omosessuali – attraverso la fecondazione assistita e l’adozione – e, in generale, una serie di identità possibili sempre più fluide e impalpabili.

La natura tanto osannata, però, può portare, come si è visto, a uno sviluppo puberale causa, per il giovane, di sofferenze indicibili, per cui l’atteggiamento di prudenza raccomandato dal CNB risulta ben fondato, perché grazie a esso si persegue la promozione di rispetto, libertà e benessere degli adolescenti con disforia di genere, come si addice a una società che vuole definirsi civile – opinione cui si accoda la Consulta di Bioetica.

Parere CNB del 23/07/2018

08/08/18 Quotidiano Sanità “Disforia di genere. Ecco perché è giustificata la risposta del Cnb sull’uso prudente della triptorelina”

09/08/18 “Nulla di ‘scorretto’ nelle mie affermazioni verso Morresi sull’uso della triptorelina”

Rassegna stampa 6 marzo 2019