Su Cacciari e Agamben – di Maurizio Mori

Come c’è medicina e “medicina”, così c’è anche filosofia e “filosofia”. C’è la medicina scientifica, fondata su prove che a volte non sono acquisibili con l’immediatezza desiderata, ma che poi si impongono con l’evidenza dei fatti, e c’è la “medicina” fondata su considerazioni aneddotiche e su analogie che si presentano alla mente per intuizione immediata senza essere poi validate. In maniera simile c’è la filosofia che segue il metodo scientifico, controlla ogni parola usata e propone un pensiero robusto, e c’è la “filosofia” che sfrutta analogie emotivamente cariche e politicamente caricate, e che propone un pensiero debole. Sia l’uno che l’altro indirizzo, medico o filosofico, può produrre e di fatto produce e ha prodotto ingenti lavori e avere riconoscimenti pubblici. Oggi sono molti coloro che si affidano alle medicine complementari o alternative (come a volte si chiamano) o naturopate, le quali a loro volta sono coltivate da professionisti dedicati, così che godono anche di un certo credito pubblico. Qualcosa di simile accade in filosofia dove gran parte della riflessione è svolta sulla scorta del pensiero debole, tanto da far annoverare Massimo Cacciari e Giorgio Agamben tra i massimi esponenti della filosofia tout court e non solo di un suo specifico indirizzo.

Il recente articolo pubblicato dai due sul Green Pass, (https://www.iisf.it/index.php/progetti/diario-della-crisi/massimo-cacciari-giorgio-agamben-a-proposito-del-decreto-sul-green-pass.html?fbclid=IwAR0qy2STUo33kDLIsqpgVAXuWXoJvH-vUh0EnbHiGd4FWIJgUEGiRW2-fAg ) impone di sottolineare che la filosofia è ben altra cosa dai pensieri vaghi e abborracciati proposti da Cacciari e Agamben, la cui fama è dovuta a testi fumosi e incomprensibili (almeno io non riesco a capirli) accompagnati da ottimo marketing. Poiché l’aspetto che fonda la scienza è la chiarezza, voglio essere chiaro nel precisare subito che l’errore di Cacciari&Agamben sul Green Pass sta nel metodo, basato su analogie generiche e non controllate.

Sulla scorta dell’analogia con quanto accadeva in Unione Sovietica, che imponeva un “passaporto interno” per controllare gli spostamenti dei cittadini, partono assumendo come ovvio e scontato (invece di dimostrarlo) che il Green Pass produca discriminazione e renda i non-vaccinati cittadini di serie B da marcare a vista. L’assunto non regge perché l’analogia è sbagliata: in Unione Sovietica si voleva limitare la libertà di movimento per ragioni di controllo politico, mentre da noi ora si vuole limitare la diffusione del virus.

Forse percependo che l’analogia di partenza è letteralmente priva di senso, Cacciari& Agamben spostano il discorso su alcuni “fatti” circa i vaccini, che costituirebbero una [occultata] “sperimentazione di massa”, sia perché il dibattito scientifico su “molti, fondamentali, aspetti” è ancora aperto, sia perché i loro eventuali danni a lungo termine non sono noti, non essendoci stato “il tempo di effettuare tutti i test” dovuti. A prima vista il discorso si presenta con un’apparente patina di “scientificità”, ma basta togliere dal vago le affermazioni per vedere che l’argomento è vuoto: le sperimentazioni sono state fatte e i dati ci sono, anche se come per tutti i farmaci è la prova finale è la fase 4: la diffusione tra il pubblico. Quanto ai presunti danni a lungo termine è tesi ricorrente per tutte le novità, e non merita.

Invece di condannare il Green Pass come fonte di presunta “discriminazione”, è opportuno ricordare che il Green Pass è forse il segno del nostro ingresso in una nuova fase storica: quella in cui la società si affida sempre più alla scienza e all’efficienza sanitaria (come ho chiarito altrove: https://bioetica.governo.it/media/4226/p141_2021_passaporto-patentino-green-pass-nell-ambito-della-pandemia-covid-19-aspetti-bioetici_itdocx.pdf; https://www.scienzaefilosofia.com/2021/07/05/sul-significato-etico-e-filosofico-del-green-pass-o-passaporto-vaccinale-un-contributo-alla-riflessione/). È questo passaggio che risulta ostico a Cacciari & Agamben, che al fondo sono dei neo-luddisti: come ai primi dell’800 i luddisti distruggevano le macchine in nome delle libertà antiche, così oggi i neo-luddisti rifiutano i vaccini in nome di una sicurezza sanitaria ormai sfumata. Il problema non è distruggere le macchine o evitare i vaccini, ma è rendersi conto che i vaccini trovati a tempo record, l’Intelligenza Artificiale, la Rivoluzione biomedica e altre innovazioni tecnologiche ci stanno facendo entrare in condizioni storiche del tutto nuove e per questo l’esercizio della libertà assume modalità altrettanto nuove e va ripensato. I problemi non mancano, e il compito al riguardo è enorme e tutt’altro che facile: ma per farlo ci vuole un metodo rigoroso e analisi dettagliate, e non quattro battute a effetto basate su analogie inconsistenti come quelle di Cacciari&Agamben.

Maurizio Mori

Professore ordinario di filosofia morale e bioetica, Università di Torino
Presidente della Consulta di Bioetica Onlus
Presidente del Comitato Etico per la Ricerca, Politecnico di Torino

12 thoughts on “Su Cacciari e Agamben – di Maurizio Mori”

  1. Ottima analisi, con sintetica argomentazione. Condivido appieno.

  2. Non mi sembra che le argomentazioni di Cacciari e Agamben possano scatenare anatema. Mi sono vaccinato ma ciò non toglie che nutro il massimo rispetto per chi argomenta un pensiero non allineato. Dopo più di un anno di liturgie di virologi e bioetici sono allergico a chi professa il pensiero unico, pur riconoscendo i grandi progressi scientifici nel merito. Non voglio discriminare ma cercare soluzioni ad una realtà complessa, altrimenti stiamo creando i presupposti per una società tecnocratica. E voi sareste i nuovi pretoriani. ‘I care’ è il motto ancora valido declinato nelle nuove forme democratiche tutelate sempre e per fortuna dalla nostra lungimirante Costituzione

  3. A quanto pare, la “consona” filosofia è liquidare le argomentazioni altrui, fossero anche effettivamente inconsistenti, attraverso asserzioni apodittiche e caricaturizzazioni.

    “..in Unione Sovietica si voleva limitare la libertà di movimento per ragioni di controllo politico, mentre da noi ora si vuole limitare la diffusione del virus”.

    Ma quando mai? In base a quali dati? Non c’è una giustificazione sanitaria per via diretta all’introduzione del green pass all’italiana, dal momento che, come risulta sempre più chiaro dagli studi del CDC americano e dal Ministero della Salute israeliano, la riduzione del contagio è di per se risibile (solo il 39% con doppia dose Pfizer, per quanto concerne la cosiddetta variante Delta). Parallelamente, l’introduzione del green pass corrisponde in Italia a un pietoso, nonché pericoloso, obbligo vaccinale surrettizio, come ampiamente chiarito dall’Osservatorio per la legalità costituzionale e, più recentemente, da Alessandro Mangia. Ammesso e non concesso che si voglia davvero “limitare la diffusione del virus” piuttosto che agire propagandisticamente con autoritarismo, allora bisogna chiedersi: in che modo? A che prezzo? Si può/deve governare l’emergenza “pandemica” a scapito di quella “democratica”? Oltre a chiedersi questo, bisogna anche darsi e dare delle risposte il più possibile trasparenti e accessibili a tutti.

    “Quanto ai presunti danni a lungo termine è tesi ricorrente per tutte le novità, e non merita.”

    Non merita? Sembra che invece meriti, secondo il Consiglio d’Europa e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Varrà la pena di argomentare? Chi lo sa, forse nella “nuova fase storica” non sarà più necessario, né auspicabile.

    Disincarnare acriticamente le scelte governative (politiche) dal reale, ignorare l’ennesima proroga dello stato d’emergenza, idealizzare il cominciamento “di un processo in cui la salute acquisisce una valenza pubblica”, non è anche tutto questo vaporoso e fumoso?

    Se la salute è un costrutto sociale, allora non si sconti la relativa e complessa dimensione sociale con un richiamo agli aspetti meramente sanitari (leggasi “virocentrici”, Salute l’è morta), questi ultimi, fossero anche in un presunta veste “efficientista” o maggiormente “scientifica”, il che sarebbe comunque tutto da dimostrare.

  4. “impone di sottolineare che la filosofia è ben altra cosa dai pensieri vaghi e abborracciati proposti da Cacciari e Agamben, la cui fama è dovuta a testi fumosi e incomprensibili”

    Se questo è il tenore delle sue “argomentazioni filosofiche” cambi mestiere.

  5. C’è poco da commentare, il virus specialmente la variante Delta è molto contagioso, e se si fa mente locale di quanti morti ha procurato questo virus in Italia e non solo bene fa il governo Draghi ad obbligarlo in certe situazioni. Se i negazionisti pensassero che oltre alla loro salute mettono in pericolo la salute del prossimo sarebbe utile che si facessero un esame di coscienza. Quindi per me Cacciari, che è in persona che ho sempre stimato in questo caso ha preso un abbaglio😌😌😌

  6. Analisi chiara, rigorosa e onesta che convince e non confonde.
    I clinici e i laici le sono grati.

  7. Purtroppo quale buffetto a Hegel si constata che non tutto ciò che è reale è razionale – reali le pulsioni dei di esigui filosofi , sciroccato il loro metodo

  8. Ottimo articolo, la filosofia ha prodotto pensieri alati ma anche mostri e mostriciattoli, basta ricordare Singer e Regan con i loro diritti degli animali. Grazie a Mori.

  9. Non discuto i criteri e le competenze mediche e non ho abbastanza conoscenza di filosofia per avere ragione o attribuire un torto, ma se prestiamo attenzione ai dettagli, scopriamo che le macchine le malattie e le terapie sono, non a caso, l’incubo più battuto dal cinema.
    Se,adesso come adesso, nessuna proiezione narrativa del futuro, nella finzione cinematografica ha la meglio in ascolti sulla situazione attuale, se sorridiamo superiori, all’ingenuità di certi film sui virus di fatto ormai nati già spuntati, se la realtà surclassa la fantasia, una ragione c’è.
    La politica non ha mediato, non ha protetto, non ha assolto nessuna delle sue funzioni fondamentali, anzi, a detta di tutti, oltre a disattendere il proprio ruolo , ha compromesso l’ultima ombra di fiducia nelle istituzioni e nello spirito di cittadinanza.
    Usare ancora la politica come teatro di infimo ordine è oggi un male peggiore del virus stesso , in quanto attraverso l’incuria e l’emergenza demolisce il meglio del nostro essere uomini.
    Ciò chiama i filosofi alla riflessione . chi altri se no? Argomentare collegare legare le cause e gli effetti e soprattutto capire cosa debba essere salvato ad ogni costo.
    Perchè in filosofia nella storia e nella nostra vita, nulla è così nuovo da non somigliare al già visto
    La pluralità delle voci dei filosofi è un privilegio che viene molto prima della democrazia.
    Coltiviamolo.

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