Torino, 19 ottobre 2025
COMUNICATO STAMPA n. 12/2025
LA RICHIESTA DI MORTE MEDICALMENTE ASSISTITA È ORMAI PLANETARIA:
L’URUGUAY È IL PRIMO STATO DELL’AMERICA LATINA A APPROVARE L’EUTANASIA.
IN ITALIA SI ACCELERI L’ITER PER REGOLARE IL SUICIDIO ASSISTITO
Il 15 ottobre l’Uruguay è diventato il primo Stato dell’America Latina ad approvare una legge organica che ammette la morte medicalmente assistita. Ci sono voluti otto anni di dibattiti, ma il risultato è arrivato ora con un’ampia maggioranza: approvato lo scorso 13 agosto dalla Camera con 63 si e 29 no, il ddl è ora stato tramutato in legge il 15 ottobre dal Senato con 20 si e 11 no. A parte Cuba, forme di morte volontaria erano state ammesse solo dalla Colombia e dall’Ecuador a seguito di sentenze delle Corti costituzionali: in Colombia, la Corte si era pronunciata già nel 1997, anche se il primo caso si è avuto nel 2015 e da allora a fine 2024 le persone che ne hanno usufruito sono state circa 350; in Ecuador la pronuncia è del 5 febbraio 2024. Ora la legge esce da un Parlamento col coinvolgimento di circa 3 milioni e mezzo di persone.
Un’analisi dei contenuti della nuova legge è reperibile qui: https://www.elpais.com.uy/narrativas-visuales/preguntas-y-respuestas-sobre-la-ley-de-eutanasia-o-muerte-digna-que-se-apresta-a-aprobar-el-senado-en-uruguay. In breve si può dire che la richiesta di eutanasia può essere avanzata da cittadino uruguaiano o residente che sia maggiorenne e capace, con malattia inguaribile e con sofferenze insopportabili. Due medici o una commissione valuta la situazione del richiedente nel giro di qualche giorno, si ha un secondo colloquio per confermare la volontà e passare poi alla fase operativa. Mentre per altre legislazioni l’eutanasia è consentita solo quando l’aspettativa di vita è limitata (es. sei mesi), la legge uruguaiana non fissa limiti di tempo specifici.
Il fatto che anche in America Latina sia stata approvata una legge che consente l’eutanasia sta a indicare che la richiesta di morte volontaria assistita si è estesa a livello planetario e non più ascritta a una qualche limitata nicchia culturale. L’esigenza di chiudere la propria vita con dignità si è diffusa in tutti i continenti e le ragioni etiche che sostengono tali richieste appaiono molto più stringenti di quelle contrarie: queste ultime si limitano a ribadire la contrarietà a una generica “cultura della morte” e a ribadire il valore “unico, irripetibile e insostituibile” di ogni vita indipendentemente “dal suo stato di salute, dall’etnia, dal sesso, dalla cultura, dalla situazione socioeconomica o da qualsiasi altra circostanza [cors. agg.]” (Comunicato della Conferenza Episcopale Uruguay, 16 ottobre 2025). L’errore di questa posizione sta nel dire che il valore in questione è assoluto, cioè prescinde da “qualsiasi altra circostanza”: così facendo non si considera che in alcune circostanze le persone si trovano in una condizione infernale e quando ciò capita è eticamente buona la morte volontaria assistita.
La principale opposizione alla nuova legge è venuta dalla Chiesa cattolica, ma a leggere i Comunicati e i Documenti ufficiali si nota come i discorsi proposti siano sempre tesi a illustrare la positività della vita, e mai si cerchi di valorizzare il “valore salvifico” del dolore o si ricorra a minacciare le pene eterne o altre sanzioni ultraterrene per i trasgressori. Ciò sta a indicare un generale cambiamento di atteggiamento nel trattare la questione: un aspetto che merita attenzione.
Ora che anche l’Uruguay ha legalizzato l’eutanasia è tempo che anche da noi in Italia si proceda con maggiore speditezza alle leggi sul suicidio assistito e si cominci a pensare seriamente a una normativa più ampia per la morte medicalmente assistita.
Maurizio Mori
Presidente
