DARWINIANA (prima parte) – di Maria Teresa Busca

Charles Darwin era il nipote dell’illuminista e filosofo anticlericale Erasmus Darwin e dell’industriale Josiah Wedgwood. Nacque nel 1809 a Shrewsbury, città del Regno Unito nella contea dello Shropshire, quinto dei sei figli di Robert Darwin, medico generico del paese con una positiva carriera professionale, e Susannah Wedgwood, ereditiera di una famiglia benestante di imprenditori attivi nell’industria della ceramica. 

La famiglia di Charles era formata dal ramo paterno da liberali e non credenti, e quello materno da cristiani unitariani favorevoli al progresso tecnologico e scientifico. Le famiglie dei Darwin e Wedgwood erano inoltre legate assieme dall’attivismo politico e dall’appoggio alle riforme sociali: abolizione della schiavitù, diritti ed emancipazione delle donne, pari opportunità per donne e uomini in ambito scolastico e lavorativo, protezione degli artisti, filantropia e abbattimento dei privilegi di casta.

Da scolaro lesse il libro The Natural History and Antiquities of Selborne, testo diffuso in quel tempo, contenente le osservazioni di campagna scritte dal naturalista Gilbert White, considerato uno dei padri fondatori della storia naturale. Darwin ne restò affascinato e iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, a osservare gli uccelli dei dintorni del paese e a praticare la caccia.

Nel 1818, terminate le scuole primarie, fu ammesso alla Shrewsbury School, la rinomata scuola del dottor Samuel Butler, dove mostrò maggiore interesse per la geometria e la matematica, trascurando lo studio dei classici antichi, che non riuscivano a coinvolgerlo pienamente. Nel tempo libero collezionava uova di uccelli, insetti e assieme al fratello Erasmus eseguiva esperimenti chimici nel capanno degli attrezzi, nel giardino della loro casa: luogo in cui i due fratelli erano stati relegati dal padre, che non sopportava gli odori nauseabondi prodotti dagli stessi esperimenti. Nel 1825, due anni prima di completare gli studi, all’età di sedici anni, fu iscritto dal padre all’università di Edimburgo, in Scozia, presso la facoltà di Medicina. La rozzezza della chirurgia del tempo ed il suo disgusto per la dissezione (si narra che, su due interventi chirurgici cui assistette, in entrambi i casi si sentì male) lo portarono ad abbandonare la Scuola di Medicina nel 1827 senza laurearsi. Durante il suo soggiorno a Edimburgo, Charles seguì anche le letture di ornitologia di John James Audubon, trovò il modo di imbarcarsi in mare con i pescatori di ostriche di Newhaven e anche di compiere ricerche negli stagni locali, che gli fruttarono la sua prima relazione scientifica di fronte a una società studentesca, la Plinian Society. Nello stesso periodo Darwin conobbe lo zoologo lamarckiano Robert Edmond Grant, il quale aveva letto anche le opere del nonno Erasmus, in particolare il trattato Zoonomia, ed esercitò una notevole influenza sulla formazione scientifica del giovane Charles.

Il padre, deluso degli insuccessi negli studi di medicina e preoccupato per il suo futuro, lo mandò nel 1828 nel Christ’s College dell’Università di Cambridge, sperando in una sua carriera ecclesiastica. Anche lì, tuttavia, il giovane Charles ebbe l’impressione di sprecare il suo tempo.

Ma Darwin, se da un lato studiava lo stretto necessario per superare gli esami del suo corso universitario, dall’altro leggeva i libri dei naturalisti dell’epoca, fra cui John Herschel e l’esploratore Alexander von Humboldt. Darwin durante gli anni trascorsi a Cambridge studiò teologia protestante, diplomandosi con relativa pace del padre, ma nel contempo si dedicò allo studio della botanica sotto la guida del professor John Stevens Henslow. Nell’estate del 1831, terminati gli studi e superati gli esami finali, accompagnò il grande geologo Adam Sedgwick a fare un’escursione nel Galles del nord, dove fece un’interessante esperienza sul campo di rilievi stratigrafici.

Proprio quando il ventiduenne Darwin era appena rientrato dalla spedizione in Galles, l’Ammiragliato Britannico aveva messo a punto una spedizione intorno al mondo della nave Beagle, al comando del capitano Robert Fitzroy. Henslow, il mentore di Darwin, il 24 agosto 1831 gli scrisse una lettera in cui gli proponeva di prendere il posto di accompagnatore del capitano con queste parole: “Ho assicurato che tu sei la persona più adatta che io conosca, e questo non perché ti creda un naturalista rifinito, bensì perché ti ritengo altamente qualificato per raccogliere, osservare, descrivere tutto ciò che andrà descritto in materia di storia naturale. […] Inoltre, il capitano Fitzroy non accoglierebbe a bordo nessuno, per quanto ottimo scienziato, che non gli venga raccomandato anche come gentleman.” È infatti opportuno ricordare che il naturalista di bordo c’era già ed era il dottor Robert McKormik che si era accuratamente preparato per questo incarico e si era già distinto in questo ruolo in altri viaggi; a questo punto, infatti, il capitano Fitzroy cercava un gentiluomo che fosse il suo accompagnatore e pranzasse con lui durante i cinque anni di viaggio. Questo, che oggi può apparire strano, in quell’epoca era piuttosto diffuso. I viaggi duravano molti anni e tra un porto e l’altro passavano lunghi intervalli, inoltre la tradizione navale britannica imponeva che un capitano non avesse quasi nessun rapporto con i subalterni. Fitzroy, quando si accinse a imbarcarsi con Darwin, aveva soltanto ventisei anni ma sapeva bene quanto fosse difficile per un capitano la prolungata mancanza di contatti umani. Il precedente comandante del Beagle dopo tre anni di viaggio solitario si era sparato. In più Fitzroy era preoccupato di una predisposizione ereditaria allo squilibrio mentale, perché un suo illustre zio, il visconte di Castelreagh, si era tagliato la gola. Inoltre Fitzroy era un aristocratico e avrebbe potuto dividere la tavola soltanto con un aristocratico e Darwin lo era. Ma per convincere un gentiluomo a fare un viaggio di cinque anni era opportuno offrirgli un’attività a bordo. E così si sparse la voce della ricerca di un gentiluomo naturalista. Darwin e Fitzroy si incontrarono e stipularono il patto. Il capitano, per quanto aristocratico, autoritario e di idee politiche opposte alle sue, fu ben impressionato dal suo entusiasmo e dalla sua raffinatezza, sicché l’accordo fu raggiunto. Darwin non sapeva, in realtà, che una delle finalità del viaggio, nella mente di Fitzroy, era esattamente opposta alla sua: oltre alla finalità ufficiale di completare il rilevamento geografico di terre fino ad allora in parte inesplorate, il capitano si proponeva anche lo scopo di rinvenire prove scientifiche degli avvenimenti descritti nella Bibbia, con particolare riferimento alla Genesi.

Fitzroy, benché giovane era molto ambizioso, voleva diventare famoso perfezionando il livello dei viaggi di esplorazione. “L’obiettivo della spedizione – scrisse Darwin – era quello di completare la planimetria della Patagonia e della Terra del Fuoco, di ispezionare le coste del Cile, del Perù e di qualche isola del Pacifico, e di compiere una serie di rilevazioni cronometriche attorno al mondo.” Per raggiungere questi scopi Fitzroy usò la sua ricchezza e il suo prestigio, potenziando l’equipaggio ufficiale con tecnici e meccanici ingaggiati a sue spese. E che il gentiluomo di bordo fosse anche un bravo naturalista accresceva il carattere scientifico del viaggio.

Painting of the HMS Beagle at Tierra Del Fuego, by Conrad Marten

Partirono. All’inizio Darwin e McKormik collaborarono ma Darwin aveva tutti i vantaggi possibili: era ascoltato dal Capitano, aveva un domestico, nei porti aveva il denaro necessario per ingaggiare raccoglitori locali mentre McKormik rimaneva costretto a bordo per espletare i suoi compiti ufficiali. Così nell’aprile del 1832 McKormik, a Rio de Janeiro fu “dimesso per invalidità” e rispedito a casa. Stephen Jay Gould nota come l’appartenenza alle classi sociali elevate abbia avuto un forte peso nella storia della scienza. È facile immaginare come sarebbe diversa oggi la biologia se Darwin fosse stato figlio di un artigiano invece che di un ricco medico. Fu la ricchezza personale che consentì a Darwin di dedicarsi alla ricerca senza ostacoli. In più era cagionevole di salute e se avesse dovuto lavorare per vivere sarebbe stato completamente tagliato fuori dalla ricerca.

Nulla si sa delle conversazioni che i due ebbero a tavola in quei cinque anni, ma è certo che il rapporto fra i due fosse sempre teso anche se non degenerò mai per il rispetto delle regole e per l’abitudine, in quel tempo molto diffusa in Inghilterra, al controllo delle emozioni. Fitzroy era un convinto conservatore e Darwin un liberale impegnato. Molti anni più tardi Darwin, nella sua autobiografia avrebbe ricordato che: “la difficoltà di mantenere buoni rapporti con il capitano di una nave è tanto maggiore in quanto rispondergli come si farebbe con chiunque altro significa quasi ammutinarsi; a ciò si aggiunge il timore reverenziale con cui è considerato da tutti a bordo, o almeno lo era a quel tempo.”

Darwin quindi non espresse mai il suo dissenso perché era ospite del capitano e, da un certo punto di vista, un suo subordinato, poiché a quell’epoca un capitano, in mare, era un’autorità indiscutibile e assoluta.

Charles Darwin e Robert Fitzroy

Fitzroy era anche molto religioso e tendeva a considerare Mosè come se fosse stato uno storico e un geologo molto preciso e passò anche molto tempo a cercare di calcolare le dimensioni dell’arca di Noè. Nell’ultima parte della sua vita Fitzroy si convinse sempre più che la perfezione delle strutture organiche fosse la prova della benevolenza divina, dell’esistenza, dunque di Dio. Darwin, in quella fase, accettava l’idea di un disegno superiore ma proponeva una spiegazione naturale totalmente incompatibile con le idee di Fitzroy.

Darwin, infatti sviluppò una teoria evoluzionistica basata su variazioni casuali e sulla selezione naturale imposta dall’ambiente esterno, ovvero una visione fondamentalmente materialista dell’evoluzione, priva di ogni teleologia. Nel XIX secolo vi erano molte altre teorie evoluzioniste, anche largamente diffuse, che venivano spiegate grazie alle tendenze innate alla perfezione, con queste le autorità religiose non avevano particolari problemi. Il problema sarà invece la visione puramente meccanicista di Darwin.

Ancora qualche osservazione sui cinque anni a tavola con Fitzroy: mangiare ogni giorno, per cinque anni, con un capitano autoritario al quale non si poteva rispondere, un uomo con il quale non condivideva nulla. Chissà se qualche silenzioso meccanismo ha agito nella mente di Darwin mentre sopportava discorsi che tanto lo contrariavano. Fitzroy può aver avuto una parte non indifferente nella formazione del pensiero materialista di Darwin. Fitzroy stesso, quando anni dopo perse la ragione, si fece una colpa della teoria di Darwin e sviluppò un cocente desiderio di riaffermare la supremazia delle Sacre Scritture. Nel 1865 si taglierà la gola come aveva fatto lo zio. 

2 thoughts on “DARWINIANA (prima parte) – di Maria Teresa Busca”

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