Cosa sappiamo del Comitato nazionale bioetica?

Da un quarto di secolo dà pareri su eutanasia, aborto, staminali. Grandi temi che riguardano tutti noi. Eppure: cosa sappiamo del Comitato di bioetica?

di Maurizio Zoja – il Venerdì di Repubblica – 21.03.2025

Nato nel 1990 per rispondere a un quesito sulla procreazione assistita, nel 2010 il ministro Brunetta lo voleva cancellare. Oggi che governa la destra, risente dell’aria che tira?

Se avete sentito parlare del Co­mitato nazionale di Bioetica, complimenti, si vede che siete sul pezzo. Questo piccolo or­gano istituzionale, infatti, lavora sot­to traccia. Eppure, da 25 anni (dal 28 marzo 1990), tocca corde sensibili di argomenti sensibilissimi. Di norma lo fa tenendosi alla larga dai meccanismi poco esaltanti della politica italiana, ma non sempre ci riesce. E oggi il Cnb, senza chiasso, come è nello stile dei suoi filosofi e scienziati, risente un po’ del venticello destro.

Tutti uomini – Fu istituito dal penultimo governo Andreotti con il compito di “svolgere funzioni di consulenza presso il Go­verno, il Parlamento e le altre istitu­zioni” e di fare “informazione nei confronti dell’opinione pubblica sui problemi etici emergenti con il pro­gredire delle ricerche e delle applica­zioni tecnologiche nell’ambito delle scienze della vita e della cura della salute. Da anni il Parlamento era im­pegnato a regolare materie forte­ mente connotate dal punto di vista etico, cosucce che spaccavano l’opi­nione pubblica come l’interruzione di gravidanza, i trapianti di organo da cadavere e la procreazione assistita. E fu proprio per rispondere a un que­sito bioetico riguardante la donazione di seme, che si decise di formare un comitato di esperti. A presiederlo Adriano Bompiani, direttore dell’I­stituto di clinica ostetrica e gineco­logica dell’Università Cattolica al Policlinico Gemelli.

Un gruppo di lavoro costituito per lo più da uomini. Nel 1994, primo go­verno Berlusconi, Giovanni Berlin­guer, uno degli esperti nominati, se ne accorse e si dimise seduta stante. Cin­que anni p tardi ne sarebbe diventa­to presidente. Ma ancora oggi le don­ne sono meno della metà, tredici su trentatré esperti in scienze umane, sociali, cognitive, e poi psicologi, me­dici, veterinari, biologi e genetisti. Tutti nominati con decreto del presi­dente del Consiglio e non retribuiti. Per chi non è di Roma c’è un rimborso per le spese di viaggio e alloggio, oltre a 31 euro per la cena; sobria, coi tempi che corrono. Ci si vede una volta al mese. L’ultima seduta è iniziata ieri sera, e con oggi avrà termine la convo­cazione di marzo, dedicata fra l’altro alla maternità surrogataargomento che più divisivo non si può.

Serve, il Cnb? Non serve? È di certo un luogo di confronto a cui Parlamen­to e governo si rivolgono di frequente per chiarire le implicazioni etiche dei nuovi scenari che si aprono per via dei progressi scientifici. A un certo punto, però, si parlò anche della sua soppressione. Era il 2010 e il Comitato parve avere i giorni contati a causa di un de­creto firmato da Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministra­zione. E invece è ancora in funzione, «sede scientifica, elevata e imparziale, della cultura bioetica, ma anche luogo indipendente di riflessione organica pluridisciplinare», come da definizione dello stesso Bompiani.

Tante le anime (oggi la più rappre­sentata è quella cattolica), per cui ve­diamo nel “parlamentino” Riccardo Di Segni, chirurgo che opera “in campo medico e rabbinico” e Luca Savari­no, filosofo valdese. Mentre è scom­parsa da poco Grazia Zuffa, femmini­sta, già senatrice del Pci e poi del Pds. L’incarico sarebbe a rotazione, ma c’è chi come Lorenzo dAvack, esperto di Filosofia del diritto, e Cinzia Caporale, docente di Bioetica, siedono nel Cnb da più di vent’anni.

Il caso Cospito e tre pareri – Oggi il presidente, nominato da Me­loni, è Angelo Vescovi. Docente di Biologia cellulare all’Università Mi­lano Bicocca, è il direttore scientifico di diverse istituzioni, molto cattolico, molto schierato: membro della Pon­tificia Accademia della Vita, contra­rio per direall’uso delle stamina­li embrionali. Che l’aria, con il suo arrivo, sia un po’ cambiata, lo si capi­sce dalla difficoltà che i nostri esper­ti incontrano nel redigere pareri a una sola voce. Uno degli esempi più recenti riguarda il caso di Alfredo Cospito, protagonista di uno sciope­ro della fame lungo quasi sei mesi contro il regime carcerario del 41bis. Senza fare il suo nome, il ministero della Giustizia aveva chiesto lumi, circa la possibilità di eseguire, in ca­so di imminente pericolo di vita, in­terventi di nutrizione e rianimazione contro la volontà, precedentemente espressa, da parte di chi intraprenda uno sciopero della fame. Lì, con un certo stupore di magistrati e avvoca­ti, il Comitato si è espresso con ben tre orientamenti diversi, messi nero su bianco dopo il voto per alzata di mano: una voce maggioritaria favo­revole all’esecuzione di trattamenti salvavita sempre e comunque; un in­dirizzo minoritario che invoca il di­ritto di autodeterminazione terapeu­tica, anche a costo della vita; e un’ul­tima tesi che propende per l’oppor­tunità di un intervento normativo per disciplinare casi analoghi… Fate voi, insomma.

Dice Cinzia Caporale: «Persone con idee diverse dovrebbero sedersi attorno a un tavolo per capire quanto sia possibile cedere della propria po­sizione senza rinunciare alla propria identità culturale, per raggiungere una posizione condivisa». E poi:«Sot­to altri governi di centro destra l‘atteg­giamento di dialogo non è mai man­cato. Oggi temo che si voglia fare pre­valere una “bioetica dei forti”. La bio­etica è larte del possibile, qui e adesso; è flessibilità in un mondo plurale. Esattamente il contrario dell’atteg­giamento della forza. Ma credo che il Comitato, più che dell’attuale gover­no, risenta della cultura dell’odio ormai pervasiva».

Sentenze, pareri e polemiche – L’atmosfera, come che sia, è cambia­ta. Secondo un membro di lungo corso come Maurizio Mori (per il quale trattasi di«volontariato cultu­rale»), «dipende dal fatto che è come se l’agenda fosse dettata dai ministe­ri», i quali impongono al Cnb di pro­nunciarsi e quindi di schierarsi. «In questo mandato abbiamo dato ben cinque risposte. Siamo più impe­gnati a dare risposte a quesiti posti da organismi terzi che a elaborare posizioni».

Un’altra discussione finita senza accordo risale a luglio. Il Cnb doveva rispondere al Comitato etico territo­riale (Cet) dell’Umbria sui trattamen­ti di sostegno vitale, dopo la senten­za della Corte Costituzionale su Dj Fabo che nel 2019 ha cancellato la punibilità di chi agevola il suicidio di un malato senza speranza, a deter­minate condizioni. il Comitato ha espresso sia una posizione di mag­gioranza sia una di minoranza, su­scitando l’indignazione della bioeti­cista Chiara Lalli, consigliera dell’Associazione Luca Coscioni, che oggi dice: «Nella risposta ci sono tal­mente tante cose sbagliate e paterna­listiche che è difficile fare il riassun­to. Si parla di un ampliamento po­tenzialmente molto esteso della platea dei possibili aspiranti suicidi. Ma “eventuale aumento” non signifi­ca nulla; se un diritto è giusto, non importa quanti sono quelli che po­trebbero usufruirne. Si legge poi che la sentenza esclude un diritto al sui­cidio perché sarebbe in contrasto con iI diritto incondizionato alla vita. Ma quel diritto non p diventare un do­vere. Dignità e solidarietà non ci ser­vono a niente se non si ha la libertà di decidere». Quanto alla posizione di minoranza, quella sì «è stata scritta come dovrebbero esserlo tutti i documenti, cioè con premesse fattuali e poi implicazioni bioetiche. Consi­glio di leggerla , si vede subito la dif­ferenza». Lalli sostiene che«il model­lo da dibattito in tv prima delle ele­zioni, “io contro e tu a favore”, è inu­tile. Serve imparare a ragionare. E ricordare che la condizione di par­tenza è la libertà, mentre la bioetica è spesso usata come scusa per com­primere la libertà o giustificarne la riduzione. E il Comitato inciampa spesso in questo errore, usando goffe argomentazioni».

Cosa pensa Vescovi di  quest’ultima accusa? Richiesto di una intervista, ha preferito affidare il suo pensiero a una nota:«Penso che sia infondata, incau­ta e inutilmente aggressiva verso i membri del Cnb non allineati con l’i­deologia di chi l’ha espressa. Il dibat­tito è stato sempre libero e ha tutelato tutte le posizioni, minoranza inclusa, come attestano i verbali e come ovvio su argomenti co sensibili». Per lui il bilancio di questo mandato è positivo, «fermo restando l’impegno a crescere ulteriormente e a tenere sempre l’es­sere umano al centro dell’attenzione di società e istituzioni».

L’ultima parola a Silvio Garattini, fondatore del Mario Negri e membro di lunga esperienza del Comitato: «Quello che dobbiamo fare non è pensare alla politica, ma migliorarla rispetto all’etica». Ma, come si vede, è un’impresa tutt’altro che facile.