Torino, 27 luglio 2024
COMUNICATO STAMPA n. 6/2024
BENE LA CORTE COSTITUZIONALE SUI I DIRITTI DELLE PERSONE TRANSGENDER E GENDER QUEER: DOPO LA SENTENZA N. 143/24 IL PARLAMENTO RICONOSCA TALI DIRITTI E FACCIA LEGGI ADEGUATE E NON PIÙ DISCRIMINATORIE
Martedì 23 luglio 2024 la Corte Costituzionale ha depositato la sentenza n.143/24 sulla rettificazione dell’attribuzione di sesso. Per un verso la sentenza dichiara incostituzionale l’articolo 31, comma 4, del d.lgs. n. 150 del 2011 che imponeva l’autorizzazione di un giudice agli interventi chirurgici di riattribuzione del sesso, e per l’altro dichiara inammissibile la richiesta di istituire un “terzo genere”.
Per non avere la Corte istituito un “terzo genere” alcune agenzie conservatrici hanno cantato vittoria dicendo che sarebbe stato riaffermato il binarismo sessuale. Una lettura più attenta, però, rivela che la Sentenza dice qualcosa di molto diverso. È vero che la Corte riconosce di non poter intervenire in modo tale da istituire un terzo genere, in quanto la distinzione binaria dei sessi/generi informa tutto il nostro sistema legislativo. Ma afferma con chiarezza che ci sono «considerazioni […che] pongono la condizione non binaria all’attenzione del legislatore, primo interprete della sensibilità sociale», e che dunque ci vuole un intervento del Parlamento, chiamato a legiferare sul tema.
Non solo questo. In particolare riconosce che «la percezione dell’individuo di non appartenere né al sesso femminile, né a quello maschile (…) genera una situazione di disagio significativa rispetto al principio personalistico cui l’ordinamento costituzionale riconosce centralità (art. 2 Cost.) (…) nella misura in cui può indurre disparità di trattamento o compromettere il benessere psicofisico della persona, questa condizione può del pari sollevare un tema di rispetto della dignità sociale e di tutela della salute, alla luce degli artt. 3 e 32 Cost.». In altre parole, la Corte riconosce che la percezione soggettiva del proprio genere è elemento da rispettare e meritevole di tutela.
La Sentenza è dunque un importante traguardo per le persone transgender e gender queer e pone le basi per il riconoscimento di tutte le identità di genere e la loro uguaglianza davanti alla legge. Questo è quanto è già capitato anche in altri paesi europei, in cui i parlamenti si sono già pronunciati: Malta dal 2015 è stata la prima a riconoscere alle persone la facoltà di registrarsi come non binarie nei documenti ufficiali, seguita nel 2018 dalla Germania, mentre sempre dal 2018 l’Olanda e l’Austria riconoscono l’opzione di un terzo genere non binario sui passaporti e su altri documenti ufficiali, e nel 2020 anche l’Islanda si è mossa in tale direzione.
La Consulta di Bioetica Onlus ribadisce i diritti di tutti alla propria identità e auspica che il Parlamento sappia riconoscere la forza e la bontà delle argomentazioni della Corte Costituzionale e arrivi presto a varare buone leggi che non limitino i diritti delle persone LGBTQI+.
Consulta di Bioetica Onlus
Sezione di Torino e Sezione di Forlì