L’omosessualità e il “progress test” in medicina

Da più di 25 anni (dal 17 maggio 1990) l’omosessualità non figura più nell’elenco OMS delle malattie mentali ed è ritenuta una variante naturale del comportamento umano al pari della più frequente eterosessualità e della molto più rara transessualità. Appare quindi giusto, per non dire doveroso considerata la ancora diffusa omofobia, inserire una domanda sulla stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo nei Progress Test che la Conferenza dei Presidenti dei Collegi didattici dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia delle Università italiane organizza ormai da dieci anni per monitorare i livelli di acquisizione delle competenze effettivamente raggiunte da studentesse e studenti nel corso dell’iter universitario.

Questo positivo e, per molti versi, sorprendentemente moderno evento della nostra bistrattata Università, ossia l’inserimento di un quesito sulla omosessualità nei Progress Test, non ha però mancato di provocare un mare di polemiche a seguito di un testo postato su Facebook da un consigliere della Regione Piemonte di Sinistra Italiana e da una ex consigliera comunale di Sel a Bologna, attivista Lgbt e vicepresidente del Movimento identità transessuale che diceva: “Abbiamo avuto, in forma anonima, una delle domande del Progress Test sottoposta oggi (15 novembre) a 33.000 studenti di Medicina. Questa domanda è inserita nel contesto di un test su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie. Dunque vogliamo sapere, e lo pretendiamo: se la comunità medica italiana, ritiene ancora che l’omosessualità sia una malattia? Pretendiamo una risposta dalla Conferenza del Presidi delle facoltà di Medicina: perché questa domanda nel 2017?”.

La denuncia ha avuto un immediato successo mediatico ed è stata ripresa da praticamente tutta la stampa e dalle televisioni nazionali. La stessa ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli si è sentita in dovere di intervenire immediatamente, senza neanche attendere la competente risposta in merito da parte della Conferenza organizzatrice dei Progress Test. “Domanda di gravità inaudita, sia eliminata e sanzionato il responsabile” ha tuonato la ministra in una nota del 15 novembre 2017 pubblicata sul sito del Miur. La nota proseguiva “È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che la Conferenza dei corsi di laurea in medicina provveda a eliminare dall’elenco delle domande del Progress test quel vergognoso quesito, che le risposte a esso date non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento di studentesse e studenti, e che il responsabile di quanto accaduto sia adeguatamente sanzionato”. “Discriminazioni, totale mancanza di rispetto, simili livelli di ignoranza sono elementi con cui mai vorremmo venire a contatto – conclude la nota della Ministra – tanto meno nelle università italiane, che sono luoghi deputati non solo alla conoscenza, ma all’alta formazione, con tutto quel che questo significa. In termini culturali e di civiltà”.

Il giorno dopo, con un comunicato stampa della Conferenza organizzatrice, è arrivata la risposta del prof. Andrea Lenzi, Presidente di tale Conferenza che diceva: “Il quesito, di cui alle notizie di stampa, è di tipo statistico-demografico, assolutamente quindi non di fisio-patologia. Il quesito di cui trattasi, infatti, era inserito nell’ambito del questionario (150 quesiti) svolto la mattina quando il Progress test è orientato sulle Scienze di Base (fra cui la statistica, la demografia e la sociologia, oltre alle scienze bio-mediche pre-cliniche). I questionari sulle Scienze Cliniche (cioè quelli sulle malattie) si sono svolti, come sempre da 10 anni, di pomeriggio. Qualsiasi altra interpretazione del quesito in questione è destituita da ogni fondamento ed è frutto esclusivamente di una non informazione sulla struttura e sulla modalità di esecuzione del Progress test”.

Considerata la gravità e la veemenza dell’intervento della Ministra, il Presidente della Conferenza organizzatrice dei Progress test si è sentito in dovere di accompagnare la sua spiegazione con la difesa della laicità degli studi di medicina in Italia. Scrive Lenzi: “La Conferenza afferma con forza che l’insegnamento svolto nei Corsi di Studio di medicina e chirurgia italiani, di cui la stessa si fa garante, è libero da ogni condizionamento di carattere politico, religioso, sociale, razziale e comportamentale e che chiunque conosca il lavoro svolto dalla Conferenza e da tutti i suoi componenti, sa bene della coerenza, su questo punto, di tutti i suoi componenti che si applicano costantemente alla migliore preparazione dei nostri studenti sia nel lavoro giornaliero di coordinamento dei Corsi di Studio, sia nelle frequenti riunioni di confronto e nelle pubblicazioni sulla propria rivista”.

Con la risposta del prof. Lenzi il caso potrebbe ritenersi chiuso, esso merita tuttavia almeno due considerazioni.

La prima nasce dalla constatazione che ormai le nostre società sono sempre più influenzate dai social networks con i quali tutti possono far sapere al pubblico la loro opinione su argomenti che non conoscono o conoscono per sentito dire e suscitare di conseguenza immotivate paure nella gente. La vicenda del Movimento No Vax è un esempio attuale della influenza negativa dei social networks su un argomento di grande importanza sanitaria come la vaccinazione di massa. Nel nostro caso gli autori della denuncia, non contenti di aver suscitato una polemica su un dato ottenuto in modo fortunoso, con conseguente possibile fraintendimento circa la sua effettiva posizione nel contesto del test somministrato agli studenti, hanno sollevato dubbi sulla competenza in materia dei professori estensori del test perché il quesito non poteva essere posto in quanto, a loro conoscenza, non esiste una statistica quantitativa sul campione di omosessuali maschi: né in Italia, né nel resto del mondo. E’ noto che quando in sede scientifica si parla dell’uomo ci si riferisce alla specie umana e non all’uomo come maschio, la domanda del test si riferiva quindi al complesso di uomini e donne. Gli autori della denuncia ritengono in particolare non più recente e senza valore statistico quantitativo poiché basato su un campione ridotto il Report Istat del 12 maggio 2012 sulla popolazione omosessuale nella società italiana. A parte il fatto che ritenere non recente uno studio di popolazione generale inerente il 2011 dimostra la ignoranza in materia degli autori di questa affermazione, va detto che in questo rapporto l’ISTAT rileva che nella popolazione italiana circa il 6,7% si dichiara apertamente omosessuale o bisessuale o, nel corso della vita, si è innamorata o ha avuto rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso, o è sessualmente attratta da persone dello stesso sesso[1]. I risultati del rapporto l’ISTAT sono sostanzialmente confermati dai dati scientifici internazionali che riportano una prevalenza del 2-9% per le lesbiche e del 0,5-15% per i gay e una più generale prevalenza del 2-7% per entrambi i sessi nella maggior parte dei paesi occidentali, recentemente apparsi su di una prestigiosa rivista scientifica e prodotto, detto per inciso, da un importante gruppo di ricercatori italiani[2].

La seconda considerazione riguarda il fatto che ancora una volta dobbiamo purtroppo constatare la presenza di ministri del Governo in carica i quali, oltre a essere incompetenti nella materia del loro ministero – e Valeria Fedeli sicuramente lo è – sono anche presi da una smania incontrollata di nascondere questa loro incompetenza non lasciando tempo al tempo per rispondere mediaticamente a eventi che interessino la materia del loro ministero. Non abbiamo ancora dimenticato la ridicola figura della ministra Maria Stella Gelmini che, il 24 settembre 2011, ci ha fatto scoprire l’esistenza fra il Cern di Ginevra e il Gran Sasso di un tunnel alla cui realizzazione il governo italiano ha partecipato con ben 45 milioni di euro, che ora il Presidente della Conferenza dei Presidenti dei Collegi didattici dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia delle Università italiane è costretto a dichiarare che il suo ministro dimostra una sostanziale non informazione sulla struttura e sulla modalità di esecuzione dei Progress test che sono la base per la laurea abilitante in Medicina e Chirurgia e servono per fare successivamente l’Esame di Stato.

[1] Istat, Report 12 maggio 2012: Anno 2011 – La popolazione omosessuale nella società italiana.

[2] Camperio Ciani A, Battaglia UZanzotto G. Human homosexuality: a paradigmatic arena for sexually antagonistic selection? Cold Spring Harb Perspect Biol. 2015 Jan 29;7(4): a017657

 

Antonino Forabosco