Convegno: La vulnerabilità non deve rimanere senza cura.

Per la fioritura e promozione della famiglia umana.

 

Il Convegno, organizzato dall’Istituto Camillianum e dall’Università Cattolica di Murcia, intende presentare la vulnerabilità non come un’imperfezione rispetto ad una perfezione che possiamo raggiungere, ma il terreno su cui far fiorire la pienezza umana.

Sappiamo che l’essere bisognosi è iscritto già nel metabolismo, che siamo interdipendenti, che siamo fragili e vulnerabili perché dipendenti, che la dipendenza è più evidente in alcuni momenti cruciali della vita, come la gravidanza, la fanciullezza, la vecchiaia, ma fa parte anche della nostra tranquilla quotidianità. Riconoscere la vulnerabilità permette di cogliere ciò che ci identifica e ci fa fiorire, perché nella fragilità germinano relazioni e cura. La pienezza di vita si fonda su una rete di rapporti, di dipendenze e di sostegno, dove la felicità non prescinde da ciò che è imperfetto e cagionevole. La vulnerabilità è lo spazio di movimento degli esseri umani, il terreno delle varie forme di cura.

L’idea di riuscire a evitare la vulnerabilità è una fantasia di perfezione, che sarebbe una purezza cristallina senza vita. Come
scrive Wittgenstein: “Siamo finiti su una lastra di ghiaccio dove manca l’attrito e perciò le condizioni sono in un certo senso
ideali, ma appunto per questo non possiamo muoverci. Vogliamo camminare; dunque abbiamo bisogno dell’attrito. Torniamo sul terreno scabro” (Ricerche filosofiche, I, §107).

Nel terreno scabro della vulnerabilità si può coltivare un’etica e una politica adeguata per una società democratica che voglia proporsi come civiltà della cura, nella duplice dimensione del preoccuparsi e occuparsi dell’altro.
Da questa prospettiva che riporta al centro le relazioni di dipendenza e di coesistenza, si coglie che siamo una sola famiglia umana e, come ci ricorda Papa Francesco, “Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza” (Laudato si’, 52).

Il convegno coinvolge relatori di prospettive religiose e secolari, in considerazione del fatto che la vulnerabilità e la cura sono dimensioni costitutive dell’esistenza umana.
Verranno affrontate le questioni antropologiche, teologiche, pastorali, etico-bioetiche, politiche, socio-sanitarie legate alla protezione di individui e gruppi vulnerabili, come ad esempio i bambini, le donne in gravidanza, i portatori di handicap, gli anziani e i malati, ma anche famiglie o gruppi di individui, comunità o popolazioni. La cura non significa soltanto presa in carico dei bisogni dell’altro, ma anche attenzione per la sua possibilità di esprimersi, dar voce all’interno di relazioni oppressive di potere.

 

 

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Apprendista accattone di Daniele Macci